Repubblica: “Palermo Morte in discoteca Confessioni, bugie e misteri. Il giallo dei due fratelli che sanno la verità sul delitto”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul delitto di Celesia a Palermo.

Difficile da nascondere durante un controllo, ingombrante, pesante, fredda. Perché si va a ballare con una pistola calibro 9 infilata nella cintura? Semplice quanto inquietante spacconeria criminale appresa fra strada e serie tv oppure strumento per attaccare o difendersi in una sorta di guerra fra bande? È probabilmente questo il nocciolo dell’inchiesta partita dopo l’omicidio di Rosolino Celesia, l’ex calciatore ventiduenne ammazzato con due colpi al collo e al torace nella notte del 21 dicembre accanto alla discoteca Noct3.

Per la sua morte, in manette sono finiti due fratelli di 17 e 23 anni, fermati entrambi giovedì notte e che oggi affronteranno l’udienza di convalida. A sparare e uccidere Celesia sarebbe stato il più piccolo, che dopo un lungo interrogatorio, di fronte alla procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna avrebbe ammesso le proprie responsabilità. Ma la sua versione al momento è al vaglio degli investigatori della squadra mobile che, stando a quanto filtra, non sono in grado di escludere che il più giovane dei fratelli si sia autoaccusato, confidando nelle tutele che il sistema prevede per i minorenni che si macchino di un reato. Nel suo racconto, a quanto pare, alcuni pezzi non si incastrano.

È stato lui stesso a chiamare gli investigatori. Poche ore dopo l’omicidio, il ragazzo avrebbe telefonato al 112 confessando di aver partecipato a una rissa qualche ora prima al Noct3. Perché si sia affrettato a comunicarlo, al momento non è dato sapere. Portato alla squadra mobile insieme al fratello più grande e interrogato per ore, alla fine avrebbe ammesso di avere sparato contro Celesia. Motivo? Una lite scoppiata per motivi banali, degenerata in fretta, finita in tragedia. Possibile? Certo. E di certo sufficiente, a giudizio della procuratrice Caramanna, per fermarlo per omicidio. Ma non abbastanza per chiudere le indagini che adesso si concentrano necessariamente anche sul fratello, pure lui fermato giovedì sera dal procuratore della Repubblica Maurizio de Lucia.