Repubblica: “Palermo. L’onda dei vaccinati last minute: «Basta paura, dobbiamo vivere»

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’onda dei vaccinati last minute.

Stanchi di fare il tampone ogni 48 ore per andare al lavoro o in palestra. Preoccupati dai contagi in crescita. Spaventati di contagiare figli e genitori. Qualunque sia il motivo, solo ora tanti “indecisi” del vaccino anti- Covid hanno scelto di farsi iniettare la prima dose: 15mila nell’ultima settimana. Ieri al Policlinico di Palermo si sono presentati più di dieci ritardatari. « Non chiamateci No Vax. In tv e sul web sentivo troppe opinioni contrastanti. Poi, a giugno, ho avuto un ictus e adesso mi sono convinto», racconta Francesco Arcaio, 68 anni. Lo hanno seguito a ruota la moglie e la figlia di 29 anni. « E non vedo l’ora di fare la terza dose » , sospira come se si fosse tolto un macigno dal petto.

Non riesce a liberarsi dal senso di oppressione, invece, Maria Concetta Bellavista, 58 anni. Al momento della puntura chiude gli occhi e trattiene il respiro: «Un anno fa mi sono contagiata al lavoro e ho portato il virus a casa. Mio padre è morto di Covid. Con mio marito e i miei figli siamo rimasti chiusi a casa per più di un mese». Eppure, se le chiedi perché sei mesi dopo dopo la guarigione non è corsa a vaccinarsi, come consigliano gli esperti, risponde: « Avevo paura. E ne ho ancora. Ho sentito di gente morta dopo il vaccino. Ma adesso sono preoccupata di riprendere il Covid. Ho un figlio di 28 anni che soffre di crisi di ansia e i medici non lo visitano in studio senza Green Pass. Sto cercando di convincere anche lui».

Il momento giusto è arrivato anche per Veronica Beluto, 37 anni: «A marzo mi hanno diagnosticato un tumore. Da allora ho fatto la spola tra Palermo e Milano. I medici mi hanno subito proposto il vaccino, ma ho sempre rifiutato per paura di reazioni avverse. Adesso ho cambiato idea, soprattutto per mio figlio: voglio proteggerlo ma non posso più rinunciare ad accompagnarlo a scuola, alle feste, al cinema”». Antonino Riccardo Randazzo, 32 anni, scopre il braccio con lo spirito di chi sta andando al patibolo: « Sono sempre stato contrario al vaccino per i giovani. Posso capirne l’utilità per chi ha più di 60 anni o ha patologie. Io sono solo un po’ obeso. Lo faccio solo perché ho bisogno di lavorare. Facevo il cuoco a Roma ma sono stato licenziato. Lo Stato mi obbliga ma non si assume la responsabilità in caso di problemi».