L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’ennesima piaga che ha colpito il cimitero dei Rotoli: i cinghiali.
Nel cimitero senza pace, dove l’ultimo scempio dopo i feretri insepolti è la devastazione dei cinghiali fra le tombe, c’è la sofferenza di chi ha perso un affetto. Il legame indissolubile tra un figlio e la propria madre che va oltre la morte.
Rosario Lo Cacciato, che ha scelto di affidare il suo racconto a “Repubblica”, è il figlio di un’anziana donna deceduta nel 2015. I resti della madre riposano nella terra, fra i campi d’inumazione del cimitero dei Rotoli presi d’assalto nelle ultime settimane da mandrie di cinghiali in cerca di cibo, provenienti dalla riserva naturale di Monte Pellegrino.
«Ieri mattina sono andato al cimitero per posare un mazzo di fiori sulla tomba di mia madre Giulia — dice Rosario — e ho visto il disastro. Tra le lapidi distrutte e le fosse scavate dai suini, nessuno aveva ancora messo ordine per restituire un minimo di dignità a chi riposa in quel luogo. Ero con mio padre di 87 anni — aggiunge lasciandosi tradire da un momento di commozione — e mi sono addolorato per lui, sapendo la sensazione che stava provando in quel momento» .