L’edizione odierna di “Repubblica” parla della curva dei “No Pass”.
Gli studenti universitari (e anche alcuni professori) che si contano e si organizzano con chat di Telegram per protestare contro il green pass obbligatorio nelle università siciliane e la curva Nord del Palermo che, a partire da domani, lascerà vuoto il Barbera.
Con la certificazione obbligatoria – si legge – per accedere agli eventi sportivi e anche negli atenei si aprono due nuovi fronti caldi per chi proprio il green pass non lo accetta. Due mondi che sembrano distanti anni luce e con ragioni diverse, ma accomunati dal fatto che a fare la voce grossa sono i giovani: gli studenti e i ragazzi di borgata che popolano le curve.
Corrono già da giorni sulle chat Telegram i gruppi siciliani – degli atenei di Palermo, Catania e Messina – dove si sono riuniti in un’agorà virtuale gli “studenti contro il green pass”, movimento spontaneo nato alla Sapienza di Roma con la prima assemblea pubblica e una lettera al rettore che già ha fatto proseliti in Sicilia. «Il Green Pass non è una misura sanitaria, è una misura di controllo sociale. Il certificato non deve entrare nelle scuole e nelle università perché è antidemocratico e discriminatorio» , sono alcune delle rivendicazioni messe nero su bianco nella pagina Facebook ufficiale nata la scorsa settimana.