L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla Piscina comunale a Palermo.
Dall’inizio dell’anno il Comune promette una vasca alternativa per sostituire la piscina comunale destinata a chiudere almeno sino alla metà del 2025 per i lavori da 11,5 milioni finanziati dal Pnrr, che restituiranno alla città un impianto nuovo di zecca. Ma arrivati al giro di boa, si è puntualmente presentato lo spettro che temevano le società: la vasca provvisoria da realizzare all’ex Pallone dei Mondiali di Italia ’90 di fatto non c’è. Sono stati completati i collaudi statici e solo da pochi giorni è stata affidata la progettazione. Un passaggio necessario per cominciare i lavori. Peccato che il Comune abbia già comunicato che il cantiere della vasca esterna partirà a ottobre e i lavori dureranno 18 mesi, e che l’intervento sulla vasca interna comincerà a gennaio per durare dieci mesi.
È l’ennesimo slittamento di un intervento che ha tempi molto rigorosi, imposti dal Pnrr. Secondo il programma iniziale, gli operai sarebbero dovuti entrare in azione a giugno. Poi a settembre, quindi a dicembre e adesso, nel caso della vasca interna, a gennaio. Sempre per lo stesso motivo: nella quinta città d’Italia con carenza di impianti natatori non è pronta l’alternativa.
«Per mesi ci è stata promessa questa vasca mobile e continuano a raccontarci che sarà realizzata, ma basta passare di presenza dalla struttura di Italia ’90 per rendersi conto che al massimo è stata svuotata, ma non si muove un solo operaio», dice Antonio Coglitore, presidente della Waterpolo, società che oltre ai corsi di nuoto e a una forte tradizione nella categoria master ha una squadra di pallanuoto in A2 e ha vinto lo scudetto degli under 14. «Di fatto — continua Coglitore — come società pallanuotiste siamo rimasti solo noi e il Telimar e tutte le realtà sono costrette a una programmazione a tempo, cioè fino al 31 dicembre, perché non sanno cosa le aspetterà dopo, senza un impianto per allenarsi. La piscina si sta trasformando in un deserto».