Repubblica: “Palermo, la notte della vergogna. L’omicidio al “Notr3”. Il gip: “Omertà in discoteca”. Ripulita la scena del delitto”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’omicidio di Rosolino Celesia.
Questa non è solo la storia di un gruppo di ragazzi violenti, che ha trasformato una notte di fine dicembre nella scena di un omicidio. Questo è il racconto di una città che resta omertosa. Giovedì una volante della polizia è arrivata al “Notr3” alle 2,50, cinque minuti dopo una telefonata che annunciava al 118 la presenza di un giovane colpito da proiettili di arma da fuoco in via Pasquale Calvi. «Abbiamo bussato ripetutamente alla porta della discoteca — è scritto nella relazione degli agenti — quando hanno aperto, ci hanno detto che non era accaduto nulla di rilevante».
La ricostruzione della serata drammatica in cui è stato ucciso un giovane di ventidue anni, Lino Celesia, la ripercorre il giudice delle indagini preliminari Giuliano Castiglia, che ha messo insieme tutti gli elementi fin qui raccolti dalla squadra mobile e dai carabinieri nell’indagine coordinata dalla procura della Repubblica e dalla procura per i minorenni. È emerso un quadro drammatico: «Siamo di fronte a una situazione estremamente allarmante», ha scritto il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare riguardante il fratello del presunto assassino, un ventiduenne che abita nella zona di via dei Cantieri, attualmente in carcere per detenzione illegale di “arma da sparo”.
La scena ripulita. In questa storia non c’è solo l’omicidio, commesso da un diciassettenne andato in discoteca con una pistola alla cintola. «Immediatamente dopo — ricostruisce il gip — in un ambito in cui dovrebbero operare addetti alla sicurezza pronti a intervenire al primo segno di agitazione, è pronto e in condizione di operare lo sgombero e il lavaggio del teatro di un assassinio, così ponendo in essere una condotta che appare ampiamente superare le soglie della mera connivenza». Ecco la città omertosa.
Quella notte, qualcuno ha ripulito la scena del crimine. Qualcuno che probabilmente era interessato a ribadire che non era accaduto nulla. Come venne detto ai poliziotti della prima volante arrivata. E adesso le parole del gip chiamano in causa in maniera pesante gli addetti alla sicurezza della discoteca. «Un atteggiamento di radicale omertà circonda la vicenda — accusa il giudice — vale segnalare come sia completamente incredibile la versione dei fatti offerta da Vittorio Passalacqua, uno degli addetti alla sicurezza, colui che era assegnato alla zona fuma tori, nelle immediate vicinanze è avvenuto l’assassino».
Ha detto: «Da alcuni clienti che erano fuori, che non conosco, ho saputo che avevano sparato a un ragazzo. Sono andato via per fare rientro a casa». Commenta il giudice: «Ancora più incredibilmente ha aggiunto di non essersi confrontato con nessuno dei colleghi riguardo a quanto accaduto; ha detto di “essere andato immediatamente via dal locale e dalla zona”».