Repubblica: “Palermo: la madre è in coma, la bimba nasce. «La nostra battaglia per salvarle»”
L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulla situazione di una donna di Palermo che, in coma, ha partorito la sua bambina nata da madre positiva al Coronavirus, con i medici e infermieri che l’hanno battezzata Rosalia Sofia: «Rosalia come la patrona di Palermo, Sofia come omaggio all’ospedale Villa Sofia- Cervello dove è nata» , afferma il ginecologo Vincenzo Lo Bue.
Si è trattato di un parto cesareo straordinario, eseguito da ginecologi, anestesisti e neonatologi del Cervello. La donna, Hafiza, 34 anni, di origine bengalese, ha anche altri due bambini ed il marito che lavora a Roma. La donna si trova in coma farmacologico da 17 giorni con i camici bianchi che stanno facendo di tutto per salvarle la vita facendo arrivare dall’ospedale di Pavia due sacche di plasma iperimmune, l’unica terapia percorribile in stato di gravidanza.
«La piccola è ancora molto prematura, è stata intubata e messa in incubatrice. I suoi polmoni non funzionano ancora autonomamente, ma siamo fiduciosi. Pesa un chilo e 400 grammi ed è risultata negativa al primo tampone» dice Mario Tumminello, primario di Neonatologia.
«Le sue condizioni restano critiche, ma non potevamo fare altro che intervenire. I polmoni erano ormai fortemente compromessi», spiega Baldo Renda, direttore dell’unità di Rianimazione, «al momento -aggiunge- l’unica vera terapia è una buona ventilazione meccanica, sperando che questa fase acuta passi».
«Un cesareo insidioso – spiega Lo Bue – eseguito in epoca precoce, con il rischio emorragico dietro l’angolo. Ma per fortuna non c’è stata nessuna delle complicanze che temevamo ».
«Siamo andati avanti con la gravidanza finché potevamo – spiegano i camici bianchi – perché il feto, al di sotto di 30 settimane, ha poche possibilità di sopravvivenza. In quelle condizioni era difficile anche ventilare la madre. In genere questi pazienti si mettono in posizione prona, ma con il pancione era impossibile».