L’edizione odierna di “Repubblica” parla della situazione Coronavirus in Sicilia. Centrotrenta casi accertati di coronavirus in Sicilia, 15 in più in 24 ore. Il giorno precedente i nuovi casi invece erano stati 32. «Ma la flessione non è indicativa, ci sono molti fattori da considerare. Se funzionano le misure di contenimento messe in atto in questi giorni, il picco nell’Isola sarà fra 20-30 giorni, poi la curva comincerà a scendere» . È la previsione del professore Antonio Cascio, ordinario di Malattie infettive all’università di Palermo. Secondo l’ultimo report regionale, i nuovi casi sono saliti da 115 a 130 in un giorno. Sono stati analizzati 288 campioni nel giro di 24 ore, e sono almeno un centinaio quelli in attesa di esito. Il giorno precedente i nuovi casi erano stati 32 su 283 campioni analizzati. L’andamento settimanale è stato oscillante, ma è aumentata la capacità di analisi, passata da circa 150 tamponi a quasi 300 analizzati quotidianamente dai laboratori di Igiene pubblica di riferimento dei Policlinici di Palermo e Catania, che ora si avvalgono anche del supporto di altri sette laboratori territoriali. «La diminuzione dei casi di un giorno — avverte l’infettivologo — non è di per sé indicativa. Alcuni tamponi, infatti, vengono ripetuti sullo stesso paziente perché la prova risulta dubbia o equivoca. Ci sono anche test ripetuti su “ positivi” per vedere se si negativizzano e tamponi ripetuti a pazienti negativi in quarantena. La maggior parte dei test è eseguita in pazienti sintomatici, e calcoliamo che ci sia una percentuale di asintomatici che sfugge alle statistiche». Secondo l’esperto, è necessario estendere i controlli: «Ormai non vale più il criterio geografico — spiega Cascio — perché siamo in pandemia. Il messaggio è che tutte le presone con febbre, tosse e spossatezza che giungono in qualsiasi pronto soccorso o ospedale con qualsiasi canale vanno sottoposte a tampone. Se non individuiamo le persone “ positive” ricoverate, infetteranno anche il personale sanitario, e questo toglierebbe risorse umane ai nostri ospedali nel momento in cui ce n’è più bisogno». In base a studi scientifici, ogni persona colpita da coronavirus contagia in media 2,6 persone. Significa che potenzialmente il numero di contagi può più che raddoppiare in 24 ore. «Ecco perché è importante isolare subito i “positivi”, anche senza sintomi — spiega il professore — ma le misure di contenimento produrranno benefici fra almeno 15 giorni. In queste due settimane, purtroppo, ci aspettiamo di vedere un aumento dei casi anche importante. Ci aspettiamo il picco tra 20-30 giorni e poi una diminuzione, se le misure di distanziamento sociale funzioneranno». Quel che è certo è che non è una normale influenza, come dimostra anche l’aumento dei ricoverati: 44 su 130 casi, sette dei quali in Rianimazione, e due morti. Fino a tre giorni fa in Sicilia non si registrava alcun decesso e nessun paziente aveva avuto bisogno della terapia intensiva. «È proprio questo il punto — spiega Cascio — perché c’è gente che si è infettata e non sa di esserlo e improvvisamente muore o va in ospedale troppo tardi. L’effetto si vede con un ritardo di 7- 14 giorni dal contagio. Il virus comincia a essere contagioso almeno il giorno prima dalla comparsa dei sintomi, a differenza della Sars che diventa più contagiosa dopo circa dieci giorni. È diverso anche dall’aviaria, che non si trasmetteva da uomo a uomo».