L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla sparatoria in Via La Lumia e l’arresto dello sparatore.
Il giovane che a dicembre sparò in aria nel cuore della movida, in via Isidoro La Lumia, scriveva su Instagram qualche tempo dopo: «L’unica cosa che conta è sempre lasciare il segno». Accanto alle parole, mise delle manette. Poi, altri selfie dall’aria minacciosa. Un altro protagonista di quella drammatica notte postò invece un cuore nero. Un altro ancora, le foto con gli amici, sempre gli stessi, come fossero un cerchio magico pronto a sfidare chiunque incrociasse il loro sguardo nelle sere da sballo della città. Quella notte, probabilmente, si scontrarono due gruppi. In un crescendo di parole e botte fino a quei colpi sparati in aria, mentre decine di ragazzi fuggivano impauriti. Il video girato da un balcone è diventato presto virale: il racconto per immagini di una movida violenta che pochi giorni dopo quell’episodio avrebbe visto l’uccisione di un ragazzo davanti alla discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi.
Ora i carabinieri della Compagnia Piazza Verdi hanno dato un nome ai ragazzi terribili di via La Lumia: arrivano dalla periferia-ghetto dello Sperone. Per il raid di quella notte, la procura ha chiesto e ottenuto dalla gip Ermelinda Marfia alcune misure cautelari, ed è la prima applicazione a Palermo del decreto Caivano, varato dal governo per provare a porre un argine alla violenza giovanile nella periferia della città metropolitana di Napoli, e non solo lì. In carcere è finito Marco Cucina, 29 anni, precedenti per rapina e spaccio, raggiunto in passato anche dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
Come gli altri è indagato per rissa, ma anche per detenzione illegale di arma e per il nuovo articolo 421 bis del codice penale, introdotto appunto con il decreto del settembre scorso. Che punisce chi, «al fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, fa esplodere colpi di arma da fuoco o fa scoppiare bombe o altri ordigni o materie esplodenti», la cosiddetta “stesa”. Ai domiciliari è andato invece Salvatore Emanuele, 27 anni, pure lui “pluripregiudicato e recidivo”, così lo descrivono gli inquirenti. L’obbligo di dimora è scattato per Salvatore Miceli, 20 anni, incensurato.