Repubblica: “Palermo. Il segreto del branco custodito nei telefonini. Al setaccio 10mila scambi”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui telefonini del branco che ha stuprato la 19enne a Palermo.

La chiave di questa indagine sarà l’analisi approfondita di tutti i collegamenti dei telefoni, tablet e computer degli arrestati, più di diecimila interazioni nei giorni immediatamente precedenti e in quelli successivi alla violenza sessuale», sottolinea uno degli investigatori che dal 7 luglio lavora per fare chiarezza sullo stupro di gruppo della diciannovenne palermitana violentata dal branco di sette ragazzi nel cantiere abbandonato del Foro Italico. Collegamenti che partono dai dispositivi degli indagati e riguardano le cerchie di amici di ognuno di loro.

Quanti saranno “i gradi di separazione”, gli eventuali coinvolgimenti, lo diranno le tracce digitali lasciate da ogni “copia”, “condividi”, “invia e ricevi” sui dispositivi. Un’indagine che per la prima volta è molto insiste più nel mondo virtuale che in quello reale. I carabinieri della compagnia di piazza Verdi e del nucleo investigativo del reparto operativo non hanno a che fare con le classiche intercettazioni o i normali messaggi. Nell’indagine che coinvolge i ragazzi, quasi tutti poco più che maggiorenni, cambia il linguaggio e cambia il modo di comunicare e condividere ogni sorta di contenuto.

Come Repubblica ha svelato giorni fa, le chat private stanno giocando un ruolo decisivo nelle indagini: voce, testo e video viaggiano su piattaforme più complicate da scardinare. Ci vorranno settimane per ricostruire la ragnatela di contatti, gli esperti informatici e della comunicazione sono già al lavoro da inizio agosto. La mappa informatica. Solo quando “la mappa informatica”, come la chiamano gli inquirenti, sarà completa scatterà la fase due, ovvero l’individuazione precisa delle singole condotte. Su questo punto mancano ancora tasselli importanti che in procura sono sicuri di colmare man mano che i risultati delle perizie su telefoni, tablet e computer degli indagati arriveranno sul tavolo del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunta Laura Vaccaro e della sostituta Monica Guzzardi.

La verità nei telefonini. Le app per comunicare e condividere contenuti come Whatsapp, Telegram e in parte Messenger, i profili social su Instagram, TikTok e Facebook, solo per citare i più noti, sono il mare in cui nuotano i carabinieri a caccia di video, foto, chat dello stupro del Foro Italico. I dispositivi sequestrati agli indagati si stanno rivelando una miniera d’oro: le oltre diecimila “interazioni” fra i device di Angelo Flores, Elio Arnao, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Gabriele Di Trapani e Cristian Barone e dell’unico minorenne del gruppo sono sotto la lente d’ingrandimento. Partendo dal telefono di Flores, l’autore del video e, secondo gli inquirenti, la mente che ha organizzato l’orrore del Foro Italico.