L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul dramma degli sfollati a Palermo dopo gli incendi.
Tutto brucia, là fuori. Non si vede più il cielo, c’è solo fumo. Nero, denso, nauseabondo.
E fiamme, alte come un muro. Divorano tutto quello che incontrano. A Borgo Nuovo, Francesca Tortorici, 68 anni, le vede avanzare dalla finestra di casa sua.
Sempre più vicine, ha paura. «Morirò», pensa alle 11,30 in punto di martedì 25 aprile. Afferra un lenzuolo, lo bagna e se lo mette intorno al capo. Scende per strada, inizia a urlare. È viva, ma tutto il suo mondo è stato spazzato via dall’incendio. Salvi anche i due nipoti di 17 e 18 anni, la figlia Francesca Paola, il genero Vincenzo Covella, che abitavano con lei. La palazzina, una residenza popolare di via Erice, è inghiottita dalle fiamme. La osserva da lontano, impotente. Non le è rimasto più nulla, ha solo qualche euro in tasca e il terrore negli occhi.
Tortorici è una dei 12 sfollati ospitati all’hotel Astoria. Gli altri venti, tra la notte di lunedì e oggi, hanno trovato alloggio al San Paolo Palace in via Messina Marine e all’hotel Cortese a Ballarò.
In tutto, quindi, 32 persone che hanno dovuto lasciare le loro case, con dentro beni e ricordi di una vita. Tra loro c’è anche Aldo Ribuffo, infermiere di 63 anni. «Quando ho visto avanzare le fiamme ho capito che l’unico modo per salvarsi era scappare fuori e allora ho iniziato a bussare a tutti gli abitanti della palazzina urlandogli di andarsene perché se non l’avessimo fatto saremmo morti bruciati». Ha due figli di 7 e 8 anni. La madre, Daniela Fazzini, era sicura di morire.
Le fiamme avanzavano, bruciavano macchine, baracche, cavalli, pecore, galline, e lei rimaneva ferma.
«Mamma, non avere paura ti aiuto io», le parole del figlio Riccardo l’hanno fatta uscire da quello stato di trance e così ha affrontato le fiamme tenendo i suoi bambini per mano ed è uscita dal portone.
Era bloccato, ma dall’esterno sono riusciti a forzarlo. «A noi è andata meglio degli abitanti dell’ala sinistra del piano terra e del terzo piano che sono state completamente incenerite — racconta Fazzini — In una delle abitazioni c’era la salma di un uomo di cui erano stati appena celebrati i funerali ed è bruciata insieme a tutta la casa, mentre al terzo piano c’era una signora invalida che è stata presa in braccio per essere salvata»