L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul blitz nei confronti di un commercialista che trafficava soldi.
Il commercialista Fabio Petruzzella si vantava: «Ho portato venti milioni di euro in Albania». E ancora: «Faccio sparire i soldi, sì faccio sparire i soldi» . Aveva fretta: «Se pubblicano la sentenza è un bordello». I soldi erano quelli dell’ 89enne Francesco Zummo, il costruttore del “sacco” di Palermo, l’uomo di Vito Ciancimino e di tanti altri mafiosi: la corte d’appello gli aveva confiscato immobili e società per 150 milioni di euro, ma c’era ancora un pezzo di tesoro mai scoperto dai magistrati. Venti milioni di euro depositati presso la Banca dello Stato del Canton Ticino. Petruzzella era riuscito a farli arrivare in Albania, su un conto della Alpha Bank con sede in Grecia dopo un passaggio in Liechtenstein. E spiegava la sua strategia: « Il principio è, prima li facciamo sparire, prima li porto a Hong Kong e meglio è».
Le indagini del servizio centrale operativo della polizia, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunta Marzia Sabella, hanno portato Zummo ai domiciliari e Petruzzella in carcere. Il primo è accusato di autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori ( quest’ultimo reato con l’aggravante di mafia). Al professionista palermitano, che abita a Milano, vengono contestati invece le accuse di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante di mafia.
«Faccio sparire i soldi», diceva, e non sospettava di essere intercettato mentre viaggiava fra Milano, Palermo e l’Albania. « Se arriva l’ok facciamo una cosa — spiegava ai suoi collaboratori — piuttosto che spostarli da questo stesso conto corrente, ne apro uno io e mi bonifico io a me». Un insospettabile professionista a completa disposizione. Le sue parole, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alfredo Montalto, fanno impressione, perché sembrano uscite da un racconto di Palermo anni Ottanta. « Il suo ( conto — ndr) lo chiudiamo subito, quindi muore e si è persa traccia capito — diceva e intanto rideva — così domani la procura di Palermo viene a dice io non ho mai avuto…». Il commercialista aveva un piano ben preciso per gestire i soldi in Albania, il tempo di un ulteriore trasferimento, anche grazie ad alcuni complici in quel paese. Questa indagine è nata proprio in Albania: quando i soldi sono arrivati in banca, è scattato un alert e la procura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata di Tirana ha subito fatto una segnalazione alla procura di Palermo. Così è partita l’indagine degli investigatori del servizio centrale operativo diretto da Fausto Lamparelli.