L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’allarme Coronavirus a Palermo, riportando le dichiarazioni dei turisti isolati in albergo: «In questo spazio di pochi metri trascorriamo la nostra ‘ reclusione’. Inutile negare che tra di noi ci sia un filo di apprensione, ma nessun allarme: siamo dei rocciosi bergamaschi», racconta, senza nessun accenno di polemica, Daniela Mancia, la coordinatrice del gruppo di cui fanno parte la donna e i due uomini risultati positivi al coronavirus. L’ordinato scorrere della vita di una tranquilla comitiva di pensionati si è interrotto all’Hotel Mercure, alle 23 di lunedì sera. «Signori, siete in quarantena», è la frase perentoria che un medico dell’Asp ha rivolto ai 29 viaggiatori arrivati a Palermo per un viaggio di sei giorni. «Quello, forse, è stato il momento più difficile. Perché ci siamo resi conto che le nostre vite sarebbero state sospese per due settimane, con tutto ciò che ne consegue: genitori da accudire, nipotini da accompagnare a scuola, scadenze. Trascorro tutta la giornata al telefono. Mi chiamano i compagni di viaggio per le loro esigenze, mi contattano dalla prefettura di Bergamo, dall’azienda sanitaria, dal Comune. Quelli dell’albergo, che stanno facendo il possibile, all’ora di pranzo e di cena ci fanno trovare davanti alla porta i piatti». Il gruppo è arrivato venerdì mattina al Falcone e Borsellino, con un volo low cost partito da Orio al Serio. «Abbiamo iniziato subito a girare per l’itinerario arabo-normanno. Da piazza Bellini a piazza Marina, passando per alcuni monumenti del centro». Sabato mattina la comitiva è andata a Monreale e di pomeriggi nei luoghi di Serpotta. «Domenica la signora stava male ed è rimasta in camera. Non ci siamo allarmati, il marito mi ha descritto i sintomi ed erano diversi da quelli del coronavirus».
Lunedì la situazione precipita, la donna accusa dolori alle ossa, febbre, problemi respiratori. «Ho avvertito subito il direttore dell’hotel che ha immediatamente avviato la procedura per il Covid 19», racconta Mancia. La sera, intorno alle 23, la signora viene portata all’ospedale Cervello, a tutti viene fatto il tampone: oltre alla donna, il coniuge e un altro uomo risultano positivi. «Il marito è preoccupato per la moglie da cui è stato allontanato all’improvviso. Ma sta reagendo con compostezza. Lui e l’altro contagiato non hanno sintomi, la signora non è grave. Questo ci rassicura, almeno fino a quando i casi rimangono soltanto questi». Da lunedì sono tutti chiusi in stanza, comunicano tra di loro soltanto con il telefono. Chi era in una singola è stato spostato in una doppia, «ma le abbiamo dovuto pulire noi per non far venire il personale. Guardiamo la televisione e leggiamo le riviste che l’hotel ci ha messo a disposizione. Ci piacerebbe leggere quotidiani e libri, ma non ne abbiamo». Un pensionato si affaccia al balconcino per fumare una sigaretta. Un attimo e una signora da una terrazza di fronte urla: «Entri subito». L’uomo, sbalordito, rientra dentro. Ci vuole pazienza. Tanta. «Eravamo partiti con una piccola valigia per stare pochi giorni, non due settimane. Ci mancano rasoi, vestiti, deodoranti, piccole cose che non possiamo acquistare».