Repubblica (Palermo): “I giorni decisivi. Pochi specialisti e Terapie intensive. Musumeci, guerra con armi spuntate”

L’edizione odierna di “Repubblica” parla della situazione Coronavirus in Sicilia. «Siamo in guerra, lo volete capire?». Nell’ultima seduta di giunta il governatore Nello Musumeci ha risposto così agli assessori che volevano proporre delibere su temi economici pensando al dopo- emergenza – scrive il quotidiano -. In questo momento il presidente della Regione si sente in trincea e alza il tiro a più non posso sul tema dei controlli, prima invocando l’Esercito e poi firmando ordinanze a raffica ben più pesanti di quelle varate a livello nazionale. Facendo sollevare anche dubbi di costituzionalità da parte di esponenti del governo nazionale e dell’opposizione. Lo stesso ministro Francesco Boccia ieri, in conferenza Stato- Regioni, ha chiesto ai governatori di non firmare ordinanze in deroga a quella nazionale perché «tutti saremo valutati dalle vite salvate con più posti letto e Rianimazioni » . Ma proprio su questo punto il governatore teme che la macchina sanitaria non sia in grado di affrontare un’escalation dei contagi. La strategia di Musumeci in questo momento è tutta giocata sul fronte mediatico e della prevenzione: negli ultimi giorni è andato a più riprese in trasmissioni nazionali per lanciare l’allarme sul rischio di incremento del contagio al Sud e sullo scarso aiuto ricevuto al momento dalla Protezione civile nazionale, a partire dalle mascherine, per finire con i macchinari per nuove Terapie intensive che la Sicilia non ha. Un punto chiave è quello dei posti letto di Rianimazione. Il coronavirus manda molti pazienti in terapia intensiva – prosegue il quotidiano -. Quasi il dieci per cento dei “positivi” al Covid-19 finisce intubato, almeno questo è il dato nazionale. La Lombardia partiva da 819 posti di terapia intensiva prima dell’emergenza e adesso ha mille ricoverati Covid- 19 in Rianimazione, avendo creato nell’arco di poco tempo quasi 500 posti di terapia intensiva in più che a breve diventeranno mille. La Sicilia parte da 360 posti letto di terapia intensiva attivi. Attraverso rimodulazioni interne ne ha dedicati 170 ai possibili malati di coronavirus e a breve ne destinerà circa 200. Ma i nuovi veri posti di terapia attivati sono poche decine. In gran parte sono stati liberati posti di Rianimazione chiudendo le sale operatorie e rinviando gli interventi non urgenti. «Abbiamo chiesto nuovi macchinari, attendiamo risposte da Roma», ha detto il governatore. C’è un altro tema che non fa dormire sonni tranquilli a Musumeci: quello dei posti letto. Al momento ai contagiati di Covid ne sono dedicati circa mille, che potrebbero diventare duemila tra un paio di settimane. Ma i margini di manovra dell’assessore Razza sono molto stretti. Il governo si è trovato a gestire un sistema sanitario che in Sicilia prevede 11.698 posti letto pubblici e 4.438 privati. In media 2,3 per mille abitanti. La Lombardia ha 3,1 posti per mille abitanti, il Piemonte 3,1, il Lazio 2,9, la Puglia 2,5. Colpa dei tagli degli anni passati, causati da un lungo piano di rientro dopo gli anni allegri dei governi forzisti e cuffariani, a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila. In Sicilia ci sono anche pochi camici bianchi. Negli ospedali lavorano sedicimila medici specialisti, in media 3,2 per mille abitanti. In Toscana sono 3,4 per mille abitanti. Di fronte a questo scenario, Musumeci è concentrato quindi sui controlli, con ordinanze ancora più restrittive di quelle nazionali, applicate anche in Lombardia, epicentro dell’emergenza coronavirus. Ieri Palazzo Chigi ha confermato la possibilità di fare sport all’aperto, seppure « da soli e vicino a casa » . Musumeci ha vietato qualsiasi attività all’aperto. Il governo Conte non ha previsto alcuno stop alle attività alimentari la domenica, Musumeci le ha vietate. Il governatore si sente « in guerra » e, non potendo puntare sul fragile sistema sanitario siciliano, gioca tutte le carte sui controlli.