L’edizione odierna di Repubblica parla del caso di Coronavirus che riguardo il neonato di Giuliana. Arroccato a 710 metri sopra il mare, a metà strada fra Palermo e Agrigento, il Castello federiciano svetta maestoso sui tetti delle case di pietra. Visto dall’alto, il piccolo comune di Giuliana – 1700 abitanti sulla carta, molti meno al netto degli emigrati non censiti- sembra davvero un presepe in miniatura. E da tre giorni ha anche il suo “ Bambinello”. E’ così che ormai tutti in paese chiamano il piccolo Luca (il nome è di fantasia), il primo neonato risultato positivo al coronavirus – scrive il quotidiano -. La sua mamma è ricoverata da tre giorni a Palermo con i sintomi della malattia, il suo papà – positivo al test – è in isolamento domiciliare. E così il piccolo di appena 5 mesi è stato “adottato” dall’intero paese: una zia materna si occupa di lui a tempo pieno, il sindaco e il vicesindaco gli portano latte e vestiti a domicilio, i commercianti portano la spesa a e persino le sigarette ai settanta compaesani che si trovano in quarantena. «Siamo tutti sulla stessa nave a combattere un nemico invisibile che non riusciamo a vedere ma che si sconfigge solo rispettando le regole», dice il sindaco di Giuliana Francesco Scarpinato, 55 anni.
E’ lui che – la notte fra il 10 e l’ 11 marzo – ha ricevuto la telefonata dei vertici dell’ospedale di Corleone che ha comunicato il primo contagio nel paese. E’ una giovane di 30 anni che nei giorni scorsi si è recata al Pronto soccorso di Corleone per una radiografia al torace. La febbre era ormai passata, ma lei continuava a non sentirsi bene. Così il medico le ha consigliato di andare in ospedale. Lo stesso ospedale dove era stato ricoverato qualche giorno prima il piccolo Giulio per una bronchiolite. Adesso il reparto di Pediatria e il Punto nascite sono chiusi perché i 4 pediatri che hanno visitato il bimbo sono in quarantena e anche la metà dei sanitari del Pronto soccorso è in isolamento per i contatti avuti con la madre. «Nottetempo – racconta il primo cittadino – è arrivata un’ambulanza e ha portato via la madre, che si trova ricoverata in Malattie infettive al Civico di Palermo. Ho riunito subito una task-force con vicesindaco e assessori. C’era pure il maresciallo dei carabinieri Fernando De Nigris che ringrazio per il grande contributo. Abbiamo fatto un’indagine genealogica per ricostruire i legami familiari della donna e alle tre di notte abbiamo cominciato a telefonare a tutti i parenti stretti, chiedendo loro di non uscire di casa per almeno 14 giorni». Qualcuno è scoppiato in lacrime: « È la mamma di un bimbo di pochi mesi e ha avuto paura – dice il sindaco – ma tutti hanno collaborato con senso di responsabilità». Anche il padre – un trentenne del paese che si arrangia con piccoli lavoretti in campagna – è in quarantena. E il piccolo, che al momento sta bene e non ha sintomi, è stato affidato alle cure di una zia materna di 51 anni: «Pur essendo risultata negativa al tampone – racconta il sindaco – ha deciso di accudire il figlio della nipote. Ha mandato via il marito e i due figli, che si trovano nella casa di villeggiatura, e ogni giorno si occupa del neonato. Gli cambia il pannolino, gli dà il latte, gli canta la ninna- nanna, in attesa del rientro della madre » . Proprio ieri mattina il sindaco è andato personalmente a casa sua per portarle nuovi guanti e mascherine con filtro, il latte artificiale e i vestiti da neonato rimasti nella casa materna: «Abbiamo lasciato i sacchetti dietro la porta e abbiamo scambiato due parole con lei per incoraggiarla». Nella sua stanza, dentro un palazzo comunale deserto, ogni giorno il primo cittadino pianifica le tappe del giorno per dare assistenza a chi è in quarantena, insieme al suo braccio destro, il vicesindaco Pietro Quartararo, e al presidente del Consiglio comunale Giuseppe Marcianti. «Abbiamo appena portato la legna al papà del neonato – racconta – perché in pochissimi in paese hanno impianti di riscaldamento a gas. Adesso passeremo a casa della sorella della donna, anche lei risultata positiva». Oltre ai tre contagiati, ci sono a Giuliana altre 70 persone in quarantena, preventiva o obbligatoria: « Sono i parenti della donna – racconta il vicesindaco Quartararo– e le famiglie di persone rientrate dal Nord. È nostro dovere assisterli. E tutti stanno dando un contributo». C’è il proprietario della bottega che ogni giorno porta a casa degli “ isolati” latte, pasta e generi di prima necessità. Il farmacista che impacchetta tachipirina e farmaci salvavita per darli ai volontari che li distribuiscono a domicilio. Ci sono cittadini che portano la spesa e persino le sigarette a chi non può uscire di casa. C’è soprattutto un intero paese che si è riscoperto solidale, ai tempi del coronavirus – conclude il quotidiano -.