Repubblica (Palermo): “Catania capitale del contagio. «Più scambi con il mondo, meno regole nella movida»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’emergenza Coronavirus in Sicilia. Catania è l’epicentro siciliano dell’epidemia: dei 282 casi accertati nell’Isola, 131 — il 46 per cento — vengono da qui. Il primato è confermato dai ricoveri: 50 su 129 totali, che corrispondono al 44,9 per cento. Dati solo in parte giustificati dagli arrivi dal Nord: dei 34mila siciliani che si sono registrati finora sul portale della Regione, oltre seimila hanno dichiarato di essere tornati nel capoluogo etneo. A Palermo, che ha meno della metà dei positivi accertati (47), si sono registrati in 8.500. Catania, del resto, non è nuova alle epidemie: fra il 2017 e il 2018 è stata la capitale del morbillo, con il maggior numero di contagi in Italia, in quel caso correlati al crollo delle coperture vaccinali. Il primo caso di coronavirus a Catania risale al 27 febbraio. È una cinquantasettenne che qualche giorno prima era andata a Milano a trovare la figlia studentessa. Qualche giorno dopo scoppia il caso dei professori di Agraria rientrati da un convegno a Udine organizzato il 20 febbraio. Tre sono risultati “ positivi”, così come altre due persone che frequentano il dipartimento. A favorire il contagio anche la grande socialità catanese: « Catania è una comunità che si concentra nella zona del porto, della Pescheria, il distretto dei pub. Tutte aree con alta densità di giovani». Non va trascurata l’alleanza commerciale tra Catania e Milano: «L’area del Catanese — dice Colloca — ha rapporti economico- commerciali radicati con l’imprenditoria lombarda, più della costa occidentale. Ciò può far pensare a un flusso di scambi maggiore dalla zona rossa». Traffico di persone, eventi, business e promiscuità sono i fattori alla base della maggiore diffusione del virus per il professore di Economia Rosario Faraci: «Catania è la città più produttiva della Sicilia: delle 370mila imprese attive, ha il primato con 80.800. C’è una maggiore presenza di centri commerciali e una maggiore infrastrutturazione ospedaliera che potrebbero creare maggiori occasioni di contagio».