L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sullo spaccio a Ballarò.
La consegna del primo capannone risale a giugno di due anni fa. L’Istituto autonomo case popolari allora lo affidò all’amministrazione guidata dall’ex sindaco Leoluca Orlando. Poi è stato ultimato anche il secondo, più esteso del primo, che in base al progetto avrebbe dovuto ospitare 33 stand di cui 9 pescherie, per un investimento complessivo di circa 600mila euro. La storia del nuovo mercato coperto di piazza Carmine, a Ballarò, si è fermata lì. E anche la scommessa della riqualificazione di una delle zone della città più note al mondo. Il bando per assegnare gli stalli ai commercianti in modo da poterli finalmente regolarizzare dopo decenni di attività, infatti, è stato pubblicato a gennaio ma immediatamente sospeso dall’amministrazione comunale che «voleva vederci chiaro» e approfondire alcuni passaggi burocratici.
Dopo nove mesi i nodi sono ancora al pettine e il futuro del mercato coperto è ancora in bilico. L’unica certezza è che, intanto, il capannone più grande è diventato ricovero per i tossicodipendenti e i senzatetto, discarica abusiva di rifiuti, mentre la struttura non utilizzata si sta già deteriorando a cominciare dal tendone che fa da soffitto strappato in più punti. L’associazione “Mercato storico di Ballarò”, nata nel 2016 fra residenti e commercianti della zona, la scorsa settimana ha inviato una lettera al sindaco Roberto Lagalla e all’assessore comunale alle Attività produttive Giuliano Forzinetti per chiedere un incontro urgente. «L’interno del recinto del mercato coperto, considerato che alcune parti della recinzione sono state divelte — si legge nella nota dell’associazione — è luogo di spiacevoli accadimenti con episodi di spaccio di droghe, dove gli stessi tossico dipendenti bivaccano, dove avvengono episodi di violenza e attività di prostituzione e violenze, nonché provocazioni contro passanti e turisti che anche in tarda sera attraversano il mercato».