L’edizione odierna di Repubblica si concentra sull’allarme nel centro storico di Palermo dove con i locali chiusi di sera e le luci spente, lo spaccio di crack nei vicoli è tornato prepotentemente.
Il quotidiano, riporta le parole di Danilo Li Muli, che ha investito in via Maqueda quando non era ancora pedonale puntando tutto sulla promessa di Orlando di sfrattare le macchine, da settimane ha costruito i turni di “Ke Palle” in modo che non siano le ragazze ad andare via per ultime. «Siamo aperti solo per l’asporto e abbiamo anticipato la chiusura alle 21, ma a quell’ora la strada è un deserto che terrorizza. Ogni giorno mi sembra di fare un salto indietro nel tempo, quando via Maqueda aperta al traffico al tramonto diventava buia e pericolosa».
Per San Giuseppe un gruppo è entrato negli uffici Servizi sociali di Palazzo Magnisi, non lontano dal Conservatorio, e ha rubato i mobili per fare una vampa. Massimo Castiglia, presidente della Prima circoscrizione, che lavora tra Kalsa e Ballarò come operatore sociale, ci vede più di una goliardata vandalica: «Ci leggo il disagio. Quello è il palazzo in cui si va per chiedere aiuto e che invece viene vissuto come un luogo estraneo. La stagione del turismo che tutti rimpiangiamo è durata appena un biennio, dal 2017 al 2019, durante il quale anche la fascia sociale più debole aveva un ritorno, che fosse l’incasso della vendita di calamite o del panino con lo sgombro. Non è più solo una questione di ristori: si tratta di riannodare i fili di una città».