Repubblica: “Palermo a Bari contro Brienza, un carissimo “nemico”. La sua storia in rosanero”
“Più di duecento partite in rosanero dalla serie C alla Coppa Uefa, indossando anche la fascia da capitano, risultando il miglior marcatore in Europa del Palermo arrivando fino alla maglia della Nazionale. In due parole: Franco Brienza. Nelle ultime sedute di allenamento sta cercando di convincere il suo ex compagno di squadra Fabio Grosso, oggi suo allenatore al Bari, a mandarlo in campo. Brienza fino ad ora ha saltato solamente due partite in biancorosso, dall’inizio o a partita in corso è stato un giocatore prezioso per i pugliesi come del resto è sempre stato per tutte le sue squadre. A Palermo ha realizzato reti importanti che resteranno nella storia dei rosanero: una su tutte quella che diede il via alla rimonta vincente sul campo dell’Eintracht Francoforte nell’ottobre del 2006. Ma anche il gol vittoria a Buffon per battere la Juventus dopo 56 anni nel 2005. Prima di riprendere a girare per l’Italia ha accarezzato l’idea di concludere la sua carriera a Palermo. Del resto il difficile ormai era stato fatto, il ritorno a casa era compiuto. Nel 2012, a dodici anni dalla sua prima volta nel Palermo, era tornata alla base. Per la terza volta stava indossando la maglia della squadra di una città che ormai sentiva un po’ anche la sua. Ma quella fu la stagione della retrocessione in B e a lui fu negata la possibilità di provare a salvare il Palermo. Brienza è l’unico caso di una operazione di mercato condotta contro la volontà di Zamparini. E fu proprio da quel momento che il patron prese la decisione di essere l’unico ad avere il potere di firma. L’amministratore delegato di allora, Pietro Lo Monaco, a gennaio lo cedette all’Atalanta per fare posto agli argentini Sperduti e Faurlin. «Non potevo crederci – disse Brienza raccontando quell’operazione di mercato – Ero tornato a Palermo da appena sei mesi con la prospettiva di rimanerci a lungo. Il mio secondo figlio Daniel era nato da poco. Non mi sarei mai aspettato che con mia moglie Isabella e mia figlia Denise ci saremmo dovuti trasferire di nuovo. Zamparini non perdeva occasione per dirmi di rifiutare qualsiasi proposta, non voleva che andassi via. Invece poi fece tutto Lo Monaco. Non volevo diventare un peso per la società e ho accettato la rescissione del contratto»”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.