Contina l’emergenza Coronavirus in Italia, la Regione Sicilia si sta preparando a un possibile aumento dei casi. L’edizione odierna di “La Repubblica fa il punto della situazione, si cerca di attrezzare il “Militare” di Palermo e un presidio dismesso a Catania. Diciassette reparti di Malattie infettive per 247 posti letto, di cui 58 di isolamento. Tre Terapie intensive dedicate, con 21 posti letto. Solo due posti per i casi gravissimi che richiedano ossigenazione extracorporea. Con questa scarna “ armatura” — stando all’ultima direttiva dell’assessorato alla Salute del 28 febbraio — la Sicilia si prepara ad affrontare l’epidemia da coronavirus. Cifre che — a detta di infettivologi e sindacati — basterebbero per gestire poco meno di 200 casi contemporaneamente, non di più: statisticamente, quasi la metà dei pazienti colpiti ha bisogno di ricovero. Ecco perché la Regione va a caccia di ospedali dismessi da attrezzare per l’emergenza, punta al raddoppio dei posti letto di isolamento in Malattie infettive e all’aumento del 50 per cento dei posti di Rianimazione. «È un lavoro intenso: oggi abbiamo quello di cui abbiamo bisogno, ma dobbiamo prepararci all’ipotesi che nelle prossime settimane possa verificarsi un’ulteriore crescita del numero dei casi » , ha confermato ieri l’assessore alla Salute Ruggero Razza durante un incontro al Comune di Catania.
Quarantena e proteste
Nel corso del vertice di ieri a Palazzo d’Orleans sono state individuate due aree per la quarantena: l’ospedale militare di Palermo e un ospedale dismesso di Catania. Al vaglio l’ipotesi di attrezzare la caserma Botta di Cefalù. Ipotesi che ha scatenato la levata di scudi di alcuni deputati cinquestelle e del sindaco della cittadina normanna, Rosario Lapunzina. «L’immobile — ha spiegato Razza — è stato messo a disposizione dall’Esercito, in alternativa all’ospedale militare di Palermo, eventualmente come luogo di degenza e non di quarantena. E in ogni caso non è ancora stato deciso nulla in proposito».
Pochi posti letto a Palermo
Ieri pomeriggio i direttori sanitari di Asp e ospedali sono stati convocati nel quartier generale dell’assessorato per discutere dell’aumento dei posti letto. In base all’ultima direttiva regionale del dipartimento Attività sanitarie, i pazienti “positivi” con sintomi respiratori vanno ricoverati preferibilmente nei posti di Malattie infettive “ a pressione negativa”. Sono in tutto 58: 11 nella Sicilia occidentale (7 a Palermo, 2 a Caltanissetta, uno a Trapani e uno a Castelvetrano) e 47 nella Sicilia orientale ( 24 a Catania, 12 a Caltagirone, 5 a Enna, 4 a Modica, 2 a Siracusa). «Con l’attuale assetto, se si verificasse la stessa situazione epidemiologica della Lombardia, il sistema andrebbe in crisi», avverte Massimo Farinella, segretario regionale della Cisl medici e direttore di Malattie infettive all’ospedale Cervello. «Ma in atto — rassicura — la situazione è sotto controllo. Si possono riconvertire alcune aree dismesse degli ospedali e utilizzare anche posti non a pressione negativa, ma bisogna accrescere il numero di medici e infermieri». Nelle 17 unità siciliane di Malattie infettive i posti sono in tutto 247, mentre i reparti di Agrigento e Gela esistono solo sulla carta. La Regione dovrà comunicare entro oggi al ministero i nuovi posti da dedicare in caso di aumento dei casi.
Emergenza Terapia intensiva La vera grana sono i posti di Terapia intensiva per i pazienti che devono essere intubati: circa il 10 per cento di chi contrae il virus. La direttiva regionale individua tre Rianimazioni a questo scopo: quelle del Civico di Palermo e dei Policlinici di Catania e Messina, per un totale di 21 posti letto. I pazienti che hanno bisogno di ossigenazione extracorporea vanno invece portati all’Ismett di Palermo o al Policlinico di Catania. «La Regione — spiega Emanuele Scarpuzza, segretario regionale del sindacato dei rianimatori Aaroi-Emac — sta individuando altri posti da attrezzare nel giro di poco tempo. La Protezione civile nazionale mette a disposizione macchinari e attrezzature » . In Sicilia sulla carta sono 430 i posti letto, ma ne sono attivi 362. « Un posto di Rianimazione non si attrezza dall’oggi al domani — conferma un esperto dell’unità di crisi — servono gas medicali e attrezzature particolari. In casi estremi si possono utilizzare le sale operatorie, bloccando gli interventi programmati».
Fermare il contagio
L’unica strategia per non mandare in tilt il sistema, in assenza di vaccino e terapia, è rallentare il contagio. «In Sicilia — spiega l’infettivologo Farinella — non abbiamo registrato casi autoctoni, solo “di importazione”. Ma ci si deve far trovare preparati. Finora le direttive regionali sono state puntuali » . Nei giorni scorsi sono state montate 40 tende davanti agli ospedali, in modo da evitare che i casi sospetti arrivino al pronto soccorso. Resta un rebus la gestione dei casi fra i bambini: solo l’ospedale pediatrico Di Cristina a Palermo ha montato una tenda per il triage e sta individuando stanze di isolamento dedicate.