L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul congresso di oggi a Vienna e la nascita della Super Champions.
La nuova Champions League cambia ancora. Già oggi. A poco più di un anno dal voto che aveva entusiasticamente annunciato il nuovo format, sono proprio le due principali novità del torneo, previste dal 2024 in poi, a rischiare di scomparire. Ossia l’aumento esponenziale del numero di partite e la qualificazione tramite ranking. Il nuovo formato prevedeva un girone unico e 10 partite garantite a tutte le partecipanti (contro le 6 attuali) e due wild card da riservare in base al ranking alle migliori dei campionati europei rimaste fuori dai primi 4 posti. Fu votato ad aprile 2021, poche ore dopo l’esplosione della bolla Superlega. Era quasi una reazione. Ma ora che la Uefa ritiene vinta la battaglia contro i separatisti (si attende il pronunciamento della Corte di giustizia europea), il fronte non è più saldo. Anzi. Le leghe europee hanno realizzato che questo nuovo format non è conciliabile con un campionato a 20 squadre, come la Serie A, la Premier, la Liga e la Ligue 1. E, quindi, che il nuovo format della Champions imporrebbe la riduzione dei campionati a massimo 18 squadre.
E soprattutto finirebbe per drenare a un torneo come la Serie A qualcosa come 200 milioni di fatturato. Un bagno di sangue, a vantaggio di una élite, ossia delle sole partecipanti. Per questo, le Leghe chiederanno, nel Congresso Uefa in calendario oggi a Vienna, la riduzione del numero di partite: oggi la previsione è di un aumento di 100 partite dal 2024 rispetto alla formula “solo” 48 partite in più, con 8 partite nel girone eliminatorio: in pratica, una mediazione esattamente a metà tra presente e volontà future. Ma di certo la Uefa ha già pronte delle novità. Lo ha annunciato ieri l’Eca, che riunisce i club, è presieduta dal qatarino del Psg Nasser Al Khelaifi e opera ormai come diretta emanazione della Uefa. Da cui ha ricevuto una presentazione con «importanti proposte che stanno per essere approvate dal Comitato Esecutivo Uefa».
L’altro tema riguarda l’ingresso per ranking. Una soluzione che piace alle big, e che permetterebbe alla Uefa di trovare una soluzione alla questione inglese. In Premier arrivare quarti è complicatissimo, ma saltare la qualificazione alla Champions per un anno può aprire una forbice spaventosa con le altre realtà del campionato in termini di ricavi. Col rischio di non riuscire a colmarla. Ma l’ingresso di due squadre per ranking è fondamentale anche per Spagna e Italia, per permettere un “paracadute” alle grandi in caso di annata sfortunata. Insomma, alle grandi d’Europa la formula piace, ma anche qui le Leghe sono profondamente contrarie: perché poco equo per le piccole e poco democratico. E chiederanno una modifica. «Il coefficiente? Magari non andremo in quella direzione», ha ammesso Ceferin a Marca. Allo studio anche una cerimonia inaugurale e una “final four”, come durante la pandemia. Ipotesi. Sullo sfondo di un braccio di ferro arrivato all’ultimo atto.