“Le preoccupazioni non bastano mai. A Castel Volturno, subito dopo la firma sui rispettivi contratti, ai nuovi giocatori del Napoli viene imposto un rigido e minuzioso decalogo comportamentale, da rispettare con il maggiore scrupolo possibile fuori dal campo. A redigerlo è stato Aurelio De Laurentiis, nella speranza di mettere al riparo i suoi tesserati dalle potenziali insidie ambientali che li circondano, in una città definita da lui stesso “rapace”. Nonostante la sua prudente iniziativa, però, il presidente si è dovuto presentare ugualmente nello scorso mese di giugno davanti alla Commissione Antimafia, per negare qualsiasi tipo di connivenza della sua società con la criminalità organizzata. E stamattina lo aspetta un incontro con il procuratore federale Giuseppe Pecoraro, intenzionato a chiedergli conto proprio dei rapporti border line di alcuni azzurri, rei di aver frequentato dei personaggi accusati di legami con i clan. La stessa e grave leggerezza, ripetuta a distanza di qualche anno, che aveva già rischiato di mettere nei guai l’argentino Ezequiel Lavezzi, diventato intimo del boss Lo Russo. Sul nuovo caso, che risale all’estate scorsa, sta indagando la Procura di Napoli. Nel mirino tre imprenditori di Posillipo, i fratelli Esposito – fotografati in più occasioni in compagnia di molti calciatori, in particolare il portiere Reina – finiti agli arresti e poi scarcerati dopo il Riesame. Nell’inchiesta, che è ancora in corso, non sarebbe emersa alcuna responsabilità penale o civile dei tesserati azzurri, al di là delle loro pericolose frequentazioni. Ma la giustizia sportiva vuole vederci lo stesso più chiaro, soprattutto perché i fratelli Esposito avrebbero ricevuto in più di un’occasione dei biglietti gratis per assistere alle sfide della squadra di Sarri, in casa e pure in trasferta. De Laurentiis ribadirà tuttavia al pm Pecoraro la totale estraneità del club ai fatti, durante l’incontro informale di oggi. Concedere dei tagliandi omaggio ai giocatori, peraltro nel massimo quantitativo di tre o quattro per gara (nulla a che vedere col bagarinaggio, insomma), fa parte della prassi normale di ogni club. Il rifiuto può scattare solo in un caso, qualora i beneficiari risultino sottoposti alla misura coercitiva del Daspo. Prima dell’apertura dell’inchiesta, invece, gli “amici” dei giocatori del Napoli non avevano conti in sospeso con la giustizia. Anche per questo non è bastato il decalogo del club, che vieta ai suoi tesserati di partecipare senza una specifica autorizzazione a inaugurazioni dei circoli dei tifosi e pure ad apparizioni pubbliche di altro genere. La stessa cessione in esclusiva dei diritti d’immagine alla società funziona come una rete protettiva, azzerando il rischio che gli azzurri possano entrare in affari con personaggi pericolosi, di cui Hamsik & C. sono obbligati a segnalare con tempestività le eventuali pressioni. Lo scorso 10 aprile, nella sua audizione alla Antimafia, la pm Parascandolo negò inoltre ogni rapporto diretto tra De Laurentiis e i clan camorristici. «Le indagini provano solo la loro presenza nelle due curve del San Paolo». Ma la giustizia sportiva ha le sue regole e Pecoraro intende sgombrare il campo da ogni dubbio”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.