L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla zona arancione in Sicilia e la stretta sui no vax.
I siciliani che hanno scelto di non vaccinarsi resistono anche di fronte alle ulteriori restrizioni scattate ieri in Sicilia con la zona arancione e in vista di quelle nazionali in arrivo fra una settimana. Il 18,8 per cento, quasi uno su cinque, non ha fatto ancora la prima dose e, al momento, non ha intenzione di farla. Poco importa se non può prendere il caffè al bar o andare a teatro. Vedere un film al cinema o organizzare una gita fuori città. I non vaccinati sfidano i divieti o fanno a meno di tutto già da tempo. A metterli all’angolo, più che le regole sempre più stringenti, è il pressing che arriva da più parti, a cominciare da amici e parenti.
Anche di quelli però, se necessario, fanno a meno pur di non retrocedere di un passo. « Farò quello che mi serve — racconta Maria (niente cognome, come per gli altri No Vax) che ha 49 anni ed è architetta — Sono entrata in un centro commerciale per comprare una nuova batteria per il cellulare, non mi hanno chiesto nulla. Quando mi controlleranno e prenderò una multa la impugnerò. Ho scelto la strada della disobbedienza, di ignorare le regole e di trasgredirle, visto che tutte queste restrizioni per chi ha scelto di non vaccinarsi non sono giuste » . Il compagno ha compiuto 50 anni, per lui c’è l’obbligo del vaccino, ma cambia poco. Ha continuato a suonare nei locali finché ha potuto. Adesso per lui, non vaccinato, la strada dei concerti è vietata. «Vorrà dire che farò l’artista di strada — dice Enrico — Almeno quello non potranno vietarmelo, spero. C’è molto di peggio che non poter prendere un caffè al bar, qui siamo di fronte a una dittatura celata. Se mi servirà un frullatore andrò a comprarlo, se mi controlleranno il Super Green Pass vorrà dire che ci vedremo in tribunale. Tutto questo prima o poi finirà».
È quello che Enrico spera soprattutto per la figlia adolescente, anche lei non vaccinata. «Certo per gli adolescenti è dura, sono tagliati fuori dalla vita sociale, sto cercando di allungare i tempi il più possibile e magari intanto sarà finita la pandemia e mia figlia non avrà fatto il vaccino », racconta. Carlo, 48 anni, anche lui musicista, quest’anno ha rinunciato a tutte le convocazioni di supplenza nelle scuole. Tagliato fuori dal mondo scolastico e anche dalle serate dal vivo, ha intenzione anche lui di suonare in strada con la sua tastiera digitale. « Vado avanti con i risparmi — racconta — Sono pronto anche ad andare a dormire con una tenda nel bosco se sarà necessario, ma non mi piego».