L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Nello Musumeci, governatore della Sicilia:
«L’indice che esprime oggi la Sicilia è da zona gialla, ma formalmente non può esserlo perché la norma nazionale prevede debbano trascorrere due settimane dal dpcm che l’ha qualificata arancione. Nella zona ad alto rischio, quella rossa, la Sicilia è entrata nel 2021 una sola volta, dopo una mia precisa richiesta al ministro Speranza. Era il 14 gennaio e uscivamo dalle vacanze natalizie e dai banchetti di Capodanno, con un’impennata di contagi che andava subito arginata. I cittadini? Beh, il virus non lo distribuisce il governo regionale con l’elicottero. È un fatto che, dove i contagi sono schizzati in alto, i comportamenti personali hanno fatto la differenza».
«Nuove elezioni? Nel 2017 sono stato la sintesi di un centrodestra che non era certamente considerato vincente. È stata la prima grande vittoria in controtendenza nazionale. Oggi non sto governando da solo, siamo una squadra. Ed è una squadra che, tra mille difficoltà, sta provando a rimettere in piedi la Regione, fra tante macerie. Sento di non dover fermare questa azione e sono certo che nessuno vorrà favorire divisioni. Nei colloqui che settimanalmente mi impegnano con tutte le forze politiche avverto che, alla fine, le ragioni dello stare insieme prevarranno. In definitiva: io mi considero una persona leale e di parola. Quando stringo la mano a un alleato vale più di un contratto. Do fiducia, pretendo rispetto».
«Il Ponte si farà. Lo vogliono i siciliani, serve al Paese. Si chiamerà Ulisse. Nell’incontro che abbiamo avuto con il presidente di Webuild, Pietro Salini, lo abbiamo ribadito: se servirà, siamo pronti anche a finanziarlo parzialmente. Ma la telenovela del ponte deve finire».