Repubblica: “Morgia cambia il Trapani: con il nuovo allenatore la città torna a sperare”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Trapani di Morgia.
“Un restauratore”. Così si definisce Massimo Morgia. È la sua maniera per spiegare quale sia il ruolo emotivo che percepisce di se stesso, la funzione che può assumere in una città e in un gruppo che attendono lo stimolo giusto per ripartire. Per crederci ancora, per attingere dalla tradizione del passato, ma senza farla pesare sul presente e sul futuro.
«Ci sono stati contatti con altre squadre – racconta – ma non me l’ero sentita di accettare. Appena ho ricevuto l’offerta del Trapani, ho provato quell’emozione e quella voglia di rimisurarmi in ciò che è sempre stato il mio lavoro. Più che un allenatore, mi sento un restauratore, perché mi hanno sempre affidato progetti di grandi squadre nel momento peggiore della loro storia. Così è accaduto a Marsala, Palermo, Pistoia, Siena e Mantova. Diverse volte sono riuscito a riportare queste piazze dove meritano di essere, e poi me ne sono andato ad opera conclusa». É questo il suo primo commento al successo contro il San Luca (2-0), che ha restituito al Trapani una vittoria che mancava da più di due mesi. È presto per parlare di “effetto Morgia”? Probabilmente sì. È logico attendere che la formazione granata prosegua il proprio cammino, per valutare se i progressi mostrati nell’ultima gara di campionato diventino un patrimonio definitivo del gruppo. Il Trapani ha cambiato modulo (4-3-2-1), provato a giocare a due tocchi e sistemato qualcosa dell’undici titolare. Soprattutto, però, è sceso in campo finalmente con un atteggiamento combattivo e coeso, come non si era visto nelle prime dodici giornate.
Alla tredicesima, insomma, sembra essere tutto trasformato, e domenica prossima, a Licata, si cercheranno conferme. La sensazione è che Morgia abbia saputo trasmettere il messaggio giusto. Che si sia messo sulle spalle il fardello di una maglia pesante per la serie D. Che abbia saputo leggere negli occhi dei suoi ragazzi la loro ansia e trovato la ricetta per lenirla. Tutto questo al di là di ogni mutamento tattico. « I ragazzi si sono applicati ed hanno seguito le mie indicazioni. Ho trasmesso la mia voglia, il mio entusiasmo e il mio credo. Sono stati loro a interpretarlo nella maniera migliore possibile. In tre giorni, non si poteva fare di più. Questi ragazzi non sono stati meravigliosi, ma ancora di più, perché hanno corso come matti. Si sono sacrificati e hanno dato tutto. La vittoria mancava da sette partite in campionato e a livello emotivo non era semplice trasformare tutto in così breve tempo » . È quell’equilibrio fra passato e presente che fa la differenza: quella voglia di dimostrare che la storia di un club si può onorare, senza sentirsene asfissiati. « Qui si respira questa importanza in ogni angolo: stadio, organizzazione della società e tutte le foto che vedo appese » . Gli si chiedeva e gli si chiede che il Trapani diventi una squadra, a prescindere dalla categoria. Massimo Morgia ha già dimostrato di sapere come si fa. Poi, sa anche lui che ogni domenica sarà sempre un esame.