L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Gran Premio di Montecarlo e in particolar modo su Minì.
Quando aveva un anno il padre gli regalò il primo kart e il rombo del motore lo spaventò. Ma non ha esitato un attimo nel momento in cui, al Gran premio del Principato di Monaco, si sono accesi i semafori verdi portando la sua monoposto sino alla prima vittoria in carriera nella Formula 3. È il sogno inarrestabile di Gabriele Minì da Marineo, 18 anni, talento dell’automobilismo mondiale, che si sta giocando il gradino più alto del torneo dei campioni di domani della F1. «A Montecarlo è cominciato tutto alla grande: sin dalle qualifiche con la pole position, nonostante due prove libere appena disputate per un problema elettrico, sapevo che dovevo essere veloce e gestire la gara — dice con calma olimpica il 18enne, che ieri è tornato in Sicilia nella sua Marineo, per un solo giorno, prima di partire per Barcellona — Se c’è una vittoria che tutti i piloti sognano è in circuito storico come quello monegasco».
Dopo tre gare Minì ha totalizzato 56 punti, che da quando aveva 13 anni è sotto le ali del manager Nicolas Todt, figlio di Jean, il protagonista delle grandi stagioni della Ferrari. Il pilota delle Madonie, che sta avanzando nel suo cursus honorum dell’automobilismo, in classifica al momento è secondo solo al brasiliano Gabriel Bortoleto della Trident. Grazie al balzo dei 28 punti conquistati nel Principato: 2 per la pole position, 25 per la prima posizione e uno per il giro veloce. «Se non fosse intervenuta la safety car nella prima gara del Bahrain, la classifica potrebbe essere diversa, ma lavoriamo molto duramente per vincere e il campionato è ancora lungo», dice con grande umiltà Minì. Già ieri è volato in Sicilia per recuperare almeno un giorno di scuola:
«Quest’anno sono di maturità — racconta il pilota, studente a Palermo dell’Alessandro Volta con indirizzo, manco a dirlo in meccanica e meccatronica — a scuola mi seguono i professori e i compagni mi incitano molto, ma ho 90 giorni di assenze e sto facendo tutto il possibile per recuperare. Quando posso, dopo le gare sono sempre tornato per assentarmi il meno possibile» Ma è ancora lunga la strada e costellata di prove nei maggiori circuiti europei: dopo Barcellona, il prossimo weekend, c’è il “Red Bull Ring” di Spielberg in Austria, Silverstone, l’Hungaroring di Mogyoród in Ungheria, Spa in Belgio e Monza. «Per andare avanti ci vuole tanto lavoro e gestione della pressione con esperienza — dice Minì — Ho imparato che non sono sempre i migliori piloti quelli che arrivano più in alto, ma quelli che riescono a gestire la pressione e ottenere il massimo dalle possibilità».