L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Bari e sull’intenzione di Mignani di giocare la carta Di Gennao.
C’è un gioiello che il Bari non ha ancora scartato. In realtà Mignani ha provato a metterlo in mostra in sporadiche occasioni, ma per una serie di motivi Davide Di Gennaro è apparso un lontano parente del giocatore ingaggiato per prendere in mano le redini del centrocampo. Che non sia ancora in buone condizioni lo ha dimostrato anche sabato scorso a Castellamare di Stabia, quando il tecnico biancorosso lo ha lanciato nella mischia in avvio di secondo tempo, ma Di Gennaro non è riuscito in nessun modo a dare un contributo sostanziale per raddrizzare le sorti di un match che si era messo in salita.
«Speravo, avendo saltato anche la preparazione, di avere subito continuità in questi mesi. Purtroppo ho avuto un infortunio traumatico, anche abbastanza importante. Ho recuperato anche in tempi ristretti rispetto a quel che si pensava. Adesso sto bene “, le parole dell’ex promessa del Milan, che giovanissimo debutto nella squadra rossonera dopo essere stato il capitano della Primavera. A 33 anni, dopo avere fatto soprattutto tanta B, ma anche un po’ di A con le maglie di Reggina, Livorno, Cagliari e Lazio, ha deciso di salire sul carro del Bari per vincere la sfida di riportarlo nel calcio che conta. «Il lato economico non è più primario per me» , ha raccontato Di Gennaro, che lo scorso anno era già sceso in C per giocare con il Cesena.
«La scelta di venire a Bari era stata presa da me ad inizio estate, parlando col mio agente. Era una di quelle due-tre piazze dove sarei andato in C. Quando l’ultimo giorno c’è stato da dire sì o no, il mio era già un sì da inizio mercato», ha spiegato Di Gennaro, legato come tanti altri giocatori da un ottimo rapporto personale con il direttore sportivo biancorosso, Ciro Polito. La sua esperienza gli impone un ruolo da leader nello spogliatoio del Bari: in pochi più di lui sanno come si vince. «Servono grande organizzazione di gioco e qualità. Aggiungerei anche continuità, quella che ci è mancata negli ultimi tempi. Ma siamo primi in classifica con quattro punti di vantaggio sulle seconde: i problemi sono delle squadre che ci inseguono, non o nostri. Questo non vuole dire che dobbiamo sederci sugli allori. Bisogna migliorare a cominciare da quando giochiamo con le squadre piccole e medie. Squadre come la nostra devono fare meglio di quanto fatto a Castellamare. Ma se analizziamo la gara, noi abbiamo tirato poco in porta, ma loro cosa hanno fatto?».