L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulle parole del centrocampista del Palermo Martin, intervenuto in merito alla promozione dei rosanero a seguito del Consiglio Federale.
«Questa promozione è davvero una grande soddisfazione – dice Martin – il coronamento di tutti i nostri sforzi e sacrifici. Per me è stata anche una doppia gioia, perché l’ufficialità è arrivata il giorno del mio anniversario di nozze con mia moglie Bianca. Avremmo voluto conquistarla sul campo ma non è stato possibile, non dimentichiamo che eravamo l’unico club tra i 166 della serie D che ha sempre manifestato la volontà di finire il campionato sul campo. Abbiamo dominato il torneo fin dalla prima gara a Marsala, i nostri meriti sono fuori discussione».
Quanto le dispiace avere saltato tutta la parte delle classiche feste promozione con lo stadio pieno e la gente?
«Davvero tanto, ma purtroppo adesso è una condizione necessaria, inoltre per rispetto verso le migliaia di persone che hanno sofferto a causa della pandemia secondo me adesso è giusto gioire per questo traguardo, ma con moderazione. Non vedo l’ora di rivedere il “Barbera” stracolmo, spero che questo giorno possa arrivare molto presto».
Cosa le resta dei lunghi mesi da solo senza la sua famiglia?
«Sono stati giorni difficili, ma hanno forgiato il mio carattere. È stata un’esperienza che mi ha segnato, ma allo stesso tempo mi ha permesso di riflettere sulle reali priorità della vita come famiglia e salute. Per fortuna non è mai mancato l’affetto, seppur a distanza, di chi mi vuole veramente bene, a partire dalla mia famiglia fino ai miei compagni di squadra».
Può raccontare il momento in cui è arrivato a casa a Montecarlo per prendere la sua famiglia e tornare a Palermo?
«È stata una bella avventura nel nome dell’amore. Non ho neanche sentito la fatica del viaggio, ero troppo felice. Il primo abbraccio dopo tutto quel tempo è stata una vera liberazione, è stato un momento molto emozionante che non dimenticherò mai. La scorsa settimana siamo tornati in Francia visto che è finita la stagione, abbiamo viaggiato nuovamente in auto, ma questa volta con più relax e meno frenesia».
Come se l’aspetta la serie C?
«C’è un divario enorme tra il dilettantismo ed il professionismo. In C ci sono tantissimi club molto forti, ma inevitabilmente non tutti possono raggiungere la promozione. Basti pensare all’attuale stagione del Bari e al notevole distacco dalla Reggina. Certamente il Palermo affronterà questo campionato con l’obiettivo di essere protagonista, ma è fondamentale non peccare mai di presunzione. Non basta il blasone per vincere i campionati, servono umiltà, organizzazione, spirito di sacrificio e una profonda unione in campo e fuori».
Secondo lei Pergolizzi meritava di giocarsi le sue possibilità in panchina o è stato meglio cercare un allenatore più esperto per la categoria?
«Non mi permetterei mai di esprimere la mia opinione a tal proposito, sarebbe una clamorosa mancanza di rispetto nei confronti della direzione sportiva che ha la responsabilità di mettere in atto questo tipo di scelte. Noi calciatori abbiamo l’obbligo morale di accettarle sempre e comunque, consapevoli che chiunque operi all’interno del club ambisca solamente al meglio».
Che ne pensa delle polemiche Mirri e Di Piazza?
«Anche questo non è un argomento che riguarda noi calciatori. Noi dobbiamo pensare soltanto a lavorare sodo in allenamento».
Sente che si sia sviluppato un legame particolare tra squadra e città?
«Sì, ed è merito soprattutto del presidente Mirri, un autentico tifoso nel senso romantico del termine. È lui che rappresenta al meglio l’appartenenza a questo club».