Repubblica: “L’ultima di Miccichè: automobile blu per il gatto e il domestico. Sospetto cocaina”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su una nuova inchiesta che coinvolge Gianfranco Miccichè, ex presidente dell’Ars.
L’auto blu dell’Assemblea regionale, assegnata per lo svolgimento di attività istituzionali, era diventata una sorta di taxi personale per Gianfranco Micciché, deputato ed ex presidente dell’Ars. Soprattutto sulla tratta Palermo-Cefalù, dove l’esponente politico ha una casa.
A bordo viaggiavano amici, familiari e soprattutto il factotum Vito Scardina, tuttofare assunto come collaboratore politico. L’autista dell’Ars partiva di buon mattino da Palermo con l’Audi Q3 dotata di lampeggiante per andare a prendere Scardina, alle prese una volta con le pulizie della casa di Cefalù, un’altra volta con la sistemazione dell’antenna, o delle trappole per topi. Una volta, l’autista Messina andò con l’auto blu a Villa Zito, dallo chef Mario Di Ferro: al telefono parlavano di teglie di pasta da ritirare, ma gli investigatori hanno il sospetto che si trattasse di dosi di cocaina. Per certo, un’altra volta, sull’auto blu salì il gatto di Micciché, per una visita dal veterinario.
Ecco cosa ha scoperto l’ultima indagine del nucleo di polizia economico finanziaria diretto dal colonnello Gianluca Angelini. La procura diretta da Maurizio de Lucia contesta adesso all’esponente politico di Forza Italia i reati di peculato e truffa aggravata nei confronti dell’Ars, del secondo reato risponde anche il suo autista, Maurizio Messina, indagato per false attestazioni.
Ieri mattina, i militari della Guardia di finanza hanno notificato a entrambi l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Rosario Di Gioia su richiesta del pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Per Micciché è scattato il divieto di dimora a Cefalù. Per il suo collaboratore, che avrebbe gonfiato e falsificato i fogli di viaggio, la procura ha chiesto e ottenuto invece l’obbligo di dimora a Palermo e Monreale.
L’inchiesta della Finanza si fonda su intercettazioni e sui dati rilevati da un Gps che era stato piazzato nell’auto dell’ex presidente, fu lui stesso a scoprirlo nel giugno dell’anno scorso, lanciando una denuncia pubblica dai toni forti: «In Sicilia si respira un clima politico pesante, brutto, per me molto doloroso per la morte del presidente Silvio Berlusconi».
Ma dietro quel Gps non c’era alcun complotto, le intercettazioni erano scattate
inizialmente perché gli investigatori avevano avuto il sospetto di altri reati commessi durante la campagna elettorale per le Politiche e le Regionali del 2022. Poi, l’indagine si è concentrata sull’utilizzo dell’auto blu. Intanto, anche l’inchiesta della squadra mobile e della sisco sullo chef Di Ferro ha riacceso i riflettori du Micciché e la sua auto blu.
Ora, vengono contestati 33 viaggi illeciti, effettuati fra il 24 marzo e il 6 novembre dell’anno scorso. I magistrati hanno calcolato un “indebito profitto” di 2.138 euro, che verrà recuperato con un sequestro sui conti di Micciché. La truffa che viene contestata a Messina, sui 35 fogli di viaggio falsi o gonfiati, con la complicità di Micciché (che controfirmava le dichiarazioni), fa scattare invece un sequestro di 10.736,75 euro. Per entrambi gli indagati. All’autista viene sequestrata pure un’altra somma, pari a 10.822,02 euro, per i rimborsi percepiti quando era assente.