Nemmeno allo stadio di Rujevica, tana del Rijeka da 8 mila posti con vista Adriatico, il Milan può rilassarsi, anche se ha già in tasca i sedicesimi dell’Europa League col primo posto nel girone e anche se la visita ai campioni di Croazia sarà vetrina per chi gioca meno: è la più gradita eredità di Montella a Gattuso, al debutto da mister nelle coppe. Il guaio principale resta l’instabilità societaria, certificata dalla trattativa araba anticipata da Repubblica (ora la voce è sull’immobiliarista saudita Fawaz Abdulaziz, già impegnato nell’area Falck di Sesto San Giovanni), per dare ossigeno finanziario al cinese Yonghong Li, oscuro successore designato da Berlusconi. L’ultimo scossone è clamoroso: ieri l’ad Fassone ha completato la rimozione dell’era Galliani, sostituendo una solida presenza storica come Leandro Cantamessa, da 34 anni legale del Milan, con l’avvocato Mattia Grassani.
La tensione è accentuata dall’imminente decisione dell’Uefa sul piano di rientro finanziario, il voluntary agreement. Nel dossier sarebbe stata inserita, per smentire l’inchiesta del New York Times, l’attestazione che le famigerate miniere di fosforo siano in effetti di proprietà di Li. Pare tuttavia inevitabile il no al voluntary: nuova verifica a fine febbraio 2018 e rischioso patteggiamento ad aprile delle sanzioni sportive, con restrizioni di rosa e di mercato e probabile addio estivo di Donnarumma per il Real Madrid. Solo l’ingresso di nuovi soci potrebbe modificare lo scenario. Gattuso ha altri pensieri: «Voglio che chi ha giocato poco mi metta in difficoltà » . Il compito è per Locatelli, Silva, Cutrone, il redivivo Paletta e il giovane Zanellato. Sette titolari sono rimasti a casa: Bonaventura, Donnarumma, Suso, Rodriguez, Kessié, Kalinic e Borini. Bonucci e Montolivo vanno in panchina. Per gli assenti la priorità è migliorare la precaria condizione atletica e cancellare le scorie emotive del 2-2 di Benevento.
L’ambiente è infuocato dall’allarme ultrà. Le polizie croata e italiana vigilano da tempo sul rischio guerriglia urbana: saranno severissime. L’Europa League è popolata di tifoserie dell’est, intrise di nazionalismi alimentati dagli odii delle guerre balcaniche, e il timore di scontri tra croati e serbi, in arrivo a Rijeka, si intreccia con le alleanze. Il gruppo ultrà serbo del Partizan Belgrado, i 40 +, è gemellato con la Curva Sud milanista (220 i biglietti prenotati), ma sono segnalati in viaggio anche ultrà rossoneri di Polonia, Ungheria e Romania, non certo pacifici. Quanto all’Armada del Rijeka, che 2 mesi fa tornò da San Siro con 7 arresti e 11 Daspo, contesta il presidente Miskovic, pronto a rilevare dal proprietario dello Spezia, Gabriele Volpi, il 70% delle azioni del club, e a destinare al calcio parte della tassa di soggiorno. Gli oltranzisti lo accusano di appoggiare Zdravko Mamic, boss del calcio croato e della Dinamo Zagabria, e la riconferma dell’ex fuoriclasse Davor Suker alla guida dell’HNS, la federcalcio locale. Alle elezioni del 22 dicembre rischia di non potersi candidare l’unico oppositore, l’ex difensore del Milan Dario Simic. Dati i precedenti in materia, con annesse multe Uefa, si temono disordini e perfino l’interruzione della partita. Questo qunto si legge sull’edizione odierna de la “Repubblica”