L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Lorenzo Lucca, attaccante del Palermo: «Penso che Luca Toni sia stato un giocatore fortissimo – dice Lucca – Io invece devo ancora dimostrare di essere all’altezza di fare il calciatore. Non posso nemmeno essere paragonato a lui». I paragoni fanno piacere? «Certamente sì, forse per l’aspetto fisico si potrebbe dire che assomiglio a lui». Cosa le piace di Ibrahimovic? «È l’unico giocatore che se lo incontrassi per strada mi farebbe un certo effetto. Gli altri li vedo come colleghi, lui come un idolo. Gli chiederei foto e autografo. Di lui mi piace il fatto che nonostante quella stazza fisica è molto bravo con i piedi e fa quello che vuole con la palla. Con Dzeko invece mi piacerebbe molto giocare in coppia. Il mio stile di gioco con quello suo si integrerebbe alla perfezione». Lei è cresciuto nel Torino, cos’è per lei l’ambiente granata? «Ho iniziato a giocare lì e, a parte un anno e mezzo nei dilettanti all’Atletico Torino, ho passato nove anni in granata che mi hanno reso fiero di essere un giocatore del Torino nonostante io simpatizzi per la Juventus. Sono altrettanto fiero di essere diventato un giocatore del Palermo e di giocare con questa squadra che è un tutt’uno con i suoi tifosi. I nostri sostenitori ti fanno sentire un giocatore vero». Il paragone con Toni è nato a Brescia, sua prima esperienza da aggregato a una prima squadra. Che ricordi ha? «Mi son trovato molto bene. Speravo di riuscire a esordire in prima squadra, ci sono andato vicino, sono stato in panchina, ma poi per l’infortunio di un compagno non sono più riuscito a entrare. Il mio obiettivo era entrare nel giro della prima squadra e l’ho centrato. Sono contento di avere lavorato con Corini». Che rapporto ha avuto con lui? «Mi ha insegnato tante cose, mi ha parlato tanto e mi ha dato moltissimi consigli. L’ho visto giocare nel Palermo, non nella Juventus. Era molto forte, ha fatto la storia dei rosanero ed era pure capitano. Non proprio un giocatore comune». A proposito di allenatori, lei ha lavorato anche con Mazzarri. Che impressione le ha fatto? «È molto simpatico, sa gestire bene il gruppo, mi dispiace che sia stato esonerato, ma questo è il calcio.
All’esterno si conosce un Mazzarri diverso rispetto a quello che hanno modo di apprezzare i suoi giocatori. Lavorare con lui è piacevole». Pergolizzi è più simile a Mazzarri o a Corini? «È una via di mezzo. Un po’ più sbilanciato verso Corini in termini di spiegazione dei concetti di gioco e cura del dettaglio, ma anche Pergolizzi come Mazzarri trova il momento per scherzare con i suoi giocatori. Sa tenere bene il gruppo. Siamo uniti e compatti, concentrati verso la promozione». Il gol all’esordio è un suo marchio di fabbrica. Si è spiegato il perché? «Ci sono riuscito con l’Atletico Torino, non con il Vicenza, ma ci sono andato vicino, con il Palermo ho fatto centro sotto la curva nord. Non so se sia fortuna. Certamente è un caso. Fare gol al “Barbera” è stato molto emozionante. Sono contento di essere arrivato qui e il modo in cui mi hanno accolto i tifosi. Spero di farli esultare e cantare ancora». Che aspettative ripone nella maglia rosanero? «Può essere l’ingresso nel mondo del calcio dalla porta principale. Come ha fatto Luca Toni che qui si è consacrato. Ora però devo pensare ad allenarmi, scendere in campo per qualche spezzone di partita e magari giocarne qualcuna per intero». Pensava di riuscire subito a scalare le gerarchie in un reparto così affollato? «Sono ambizioso, la mia preoccupazione era quella di mettermi il più presto possibile a disposizione della squadra. Anche a Cittanova, alla prima convocazione, volevo giocare, ma non è stato possibile. Col Biancavilla mi sentivo che avrei giocato e così è stato, poi ho anche segnato: è stato bellissimo». Con chi ha legato di più? «Un po’ con tutti, vivo con Vaccaro, Felici e Ferrante e ci troviamo molto bene. Con Silipo scherziamo molto. Quando camminiamo insieme ci dicono che siamo divertenti perché io sono molto alto e lui molto basso. In realtà lui dice che sono io ad essere troppo alto».
Quanto è alto? «Più di due metri, 2,01 per la precisione, ma non ho mai pensato al basket. Ho fatto il tennista e continuo a giocare a tennis in estate per rimanere in forma. Gioco anche a paddle e a beach volley. Se non avessi fatto il calciatore avrei fatto il tennista, ma il calcio è la mia vera e unica passione». Sarà questione di Dna, visto che suo nonno, suo padre e suo fratello hanno giocato o giocano a calcio? «È probabile: mio nonno Giorgio ha giocato nella Primavera della Juventus, mio padre Federico nella vecchia interregionale per tredici anni, mio fratello Riccardo, a 12 anni, gioca nella società in cui ho iniziato io, la Cbs Milan». Ha altri interessi fuori dallo sport? «Per ora studio per la maturità. Ero iscritto a Torino al liceo sportivo, mi presenterò da esterno o visto che ho dovuto mollare le lezioni per il trasferimento a Palermo. Studio, ma non mi piace molto. Preferisco la playstation e le serie tv. Ma se posso guardo calcio, Premier soprattutto».