L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gara che il Lecco giocherà contro il Palermo.
Trovare l’equilibrio in difesa, convincere col gioco, stupire in trasferta ma – soprattutto – tornare alla vittoria che manca da tre giornate dopo il pari con la Cremonese e le débâcle contro Ternana e Brescia, sulla carta abbordabilissime: un demerito che una squadra costruita per la A non può tollerare se vuole diventare veramente grande. In particolar modo nel rush finale del campionato, con sole dieci gare a disposizione che segneranno il futuro di una compagine ammaccata ma, per stessa ammissione dell’allenatore, ancora focalizzata sull’obiettivo promozione («Ci proveremo fino alla fine»).
Novecento minuti, più eventuali playoff, per inseguire l’accesso al massimo torneo e dare un senso a una stagione vissuta tra alti e bassi che, però, non ha mai smesso di essere ambiziosa. Ecco perché l’appuntamento di questo pomeriggio diventa emblema di un percorso che ha bisogno di una scossa in cui sperano tutti. A partire da Corini, nel mare in tempesta della diatriba con i tifosi per cambi considerati inefficaci e per aver fallito insieme all’undici tutte le chance per guidare la classifica dall’alto, che ha la possibilità di rispondere alle critiche battendo un avversario ammaccato e certamente meno pericoloso dell’andata al “Barbera”.
Il Lecco, infatti, vive la fragorosa contestazione dei sostenitori che chiedono rispetto con uno striscione diverso ogni giorno, scontenti dei perenni esoneri di Di Nunno, dell’ultimo posto e di un campionato disastroso in cui sono stati vinti appena cinque incontri (tutti nella prima parte della competizione) e subite diciassette sconfitte, più di ogni altra squadra del campionato. Via Foschi, fautore della B dopo cinquant’anni, dentro Aglietti; poi fuori Aglietti insieme al ds Fracchiolla, richiamati però nel giro di una manciata di ore, col dirigente che dice “no grazie” e decide di mollare per il troppo caos. Un parapiglia, in effetti. E anche i gol faticano ad arrivare: i blucelesti hanno esultato solo in 27 occasioni, al pari dell’Ascoli e solamente una volta in più dello Spezia. Tutti gli altri hanno fatto meglio. Per questi motivi la curva Nord di casa rimarrà in silenzio per il primo quarto d’ora, in segno di dissenso.