L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Bortolo Mutti, ex allenatore di Palermo e Messina: «Mi sarebbe piaciuto parlarne a proposito di un’altra categoria – dice – purtroppo i momenti sono questi e bisogna accettare le vicissitudini societarie di entrambe. Il Palermo parte sicuramente avvantaggiato vista la grande programmazione che ha messo in atto; il Messina si sta riprendendo. Non è un risultato scontato, prevedo una partita combattuta, giocata con forti motivazioni. Speriamo che ne nasca un bel confronto». Mutti, c’è stato un periodo in cui Palermo-Messina valeva per un posto in Europa. Si poteva pensare che sarebbe finita così? «La Sicilia con Messina, Palermo, Catania e il Trapani, che è rimasto l’unico a difendersi in categorie più importanti, rappresentavano un patrimonio calcistico di livello nazionale. Purtroppo tutto è andato vanificato e riportarlo a certi livelli non sarà facile. Ci vogliono grandi patrimoni e investimenti mirati. Resta un amore e un tifo che sosterrà sempre il percorso delle due società qualunque esso sia. Speriamo che possa essere per il Palermo solo un anno di transizione e che per il Messina possa arrivare presto, magari anche quest’anno, un ritorno in categorie superiori. La D è mortificante per realtà così importanti». A Messina non c’è il rischio di disperdere la passione con due squadre? «Sicuramente non aiuta in un percorso che è già difficile da fare. Con due club tante energie e risorse vengono disperse. Sarebbe bello vedere una società forte con programmi ambiziosi. A Messina ci sono strutture importanti: uno stadio nuovo che meriterebbe sempre dieci o dodici mila persone. E uno come il “Celeste” che andrebbe ristrutturato per ospitare anche altre manifestazioni. Purtroppo la realtà è diversa e non vedo come potrà evolversi, anche se lo spero».
Chi è il giocatore più forte del Palermo e del Messina che ha allenato? «Ce ne sono stati tanti: a Messina da Sullo a Coppola, da Parisi a Zampagna, ma anche Aronica, Rezaei e Storari. Avevo un gruppo eccezionale. L’anno in cui abbiamo vinto il campionato lo ricordo con grande affetto. Ci siamo goduti bei momenti. Quello è un gruppo che ho nel cuore. Ma vale per entrambe le squadre: anche a Palermo con Miccoli, Ilicic, Budan ho allenato gente molto forte. Ho avuto tutti ragazzi che sono orgoglioso di avere allenato. Sceglierne solo uno sarebbe fare un torto a troppi».
Lei ha allenato il Palermo in due ere totalmente diverse, ma sempre per una stagione. Le sarebbe piaciuto avere più tempo a disposizione? «Sicuramente sì, la prima volta era l’anno di transizione prima dell’avvento di Zamparini. Quella era una squadra che veniva dalla C vinta con Sonzogni e Sella. In B abbiamo fatto un bel campionato con momenti anche soddisfacenti. Poi ci fu il passaggio da Sensi a Zamparini che aveva già il suo allenatore e voleva tagliare i ponti con il passato. L’anno in cui ho sostituito Mangia, invece, c’erano grossi problemi nello spogliatoio con un casino incredibile, mi chiesero di normalizzare la situazione. Abbiamo fatto un lavoro duro per come era complicata la situazione fra stranieri e varie situazioni particolari. Ma alla fine abbiamo ottenuto la salvezza in A. Mi sarebbe piaciuto rimanere. Ma invece c’era già prenotato Sannino e poi il Palermo retrocesse. Per me quella fu una cosa fuori dalla normalità, non capii bene il perché di quella scelta. Fatto sta che alla fine certe cose le paghi».
Si aspettava la fine che ha fatto il Palermo? «Francamente no, ero convinto che tutto si sarebbe sistemato. Mi è dispiaciuto soprattutto che certi faccendieri, da Lucchesi a quella gente di calcio lì che si è alternata, abbiano preso per il naso i tifosi. Hanno giocato troppo su certe situazioni. Zamparini ha fatto quello che poteva per tanti anni, poi nelle sue difficoltà si è trovato ad avere a che fare con chi ha cercato di approfittarne e alla fine il risultato è stato questo».
Chi vince la sfida fra Ricciardo e Coralli? «Sono due bomber di categoria con esperienza. Ricciardo lo conosco un po’ meno, ma è uno che segna sempre. Coralli ha 36 anni, lo conosco un po’ di più. È esperto, bravo tecnicamente, ha giocato nel Cittadella, nella Carrarese, ha fatto campionati importanti. Ma più che sfida fra loro, dipenderà tutto da chi li supporterà: se la squadra gira allora possono incidere, altrimenti in queste partite gli attaccanti rischiano di fare fatica».