L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sullo strano incrocio tra Luca Aprile, ex portiere del Palermo, e la figlia Roberta, che ha calcato il manto erboso del “Barbera” in occasione della sfida di calcio femminile tra Italia e Svezia. «Per quattro anni – aveva scritto Roberta sulla bacheca Fecebook del padre alla vigilia della partita del “Barbera” – hai vestito i colori rosanero e la Favorita è stata la tua casa, avrò l’onore di entrare per la prima volta nel tuo stadio da giocatrice con i colori azzurri». «E infatti più che tale padre tale figlia spero proprio che faccia meglio del padre – dice Luca Aprile – e in effetti lo sta già facendo, gioca nell’Inter ed è arrivata in Nazionale: deve continuare così. Tutti i papà vorrebbero provare emozioni così». Prima il calcetto con le amiche, poi più seriamente con le Formiche Siracusa, quindi il salto nel calcio a 11 e tre anni fa, a 16 anni, la maglia da titolare nelle Pink Bari centrando la promozione in serie A. Quest’anno l’approdo all’Inter. «Una volta ha detto che andava a giocare a calcetto – racconta il papà, oggi preparatore dei portieri del Catanzaro in C – e ce la siamo ritrovata in Nazionale». A Palermo Roberta, siracusana classe 2000 che compirà 19 anni il 22 novembre, è rimasta in panchina, ma a godersi il debutto fra le convocate sono arrivati quasi tutti i suoi familiari. Il papà, invece, è rimasto a lavorare a Catanzaro. «Ci siamo sentiti prima e dopo la partita – racconta Luca Aprile – le avevo raccontato la mia prima volta alla Favorita col Siracusa nel 1987, avevo provato un’emozione incredibile e le avevo detto di cercare di mantenere equilibrio. Dopo la partita mi ha detto “papà avevi ragione, è stato uno spettacolo”. Di solito il calcio femminile si gioca davanti a trecento o al massimo quattrocento persone. Entrare in uno stadio così e con quel calore dev’essere stato emozionante». «Per me è stata una serata speciale anche se non ho giocato – ha infatti detto nel post partita Roberta – questo raduno e questi allenamenti, i primi con la Nazionale maggiore, li ho fatti nella mia terra. In questo stadio ci ha giocato mio padre e c’è un episodio di cui parla sempre che è un rigore parato nel derby contro il Catania». Padre e figlia parlano spesso, non di questioni tecniche, ma di episodi. «Per questo si ricorda del rigore parato – dice Luca Aprile – siamo tutti e due portieri e certe cose gliele racconto per il suo bagaglio di esperienza: magari un atteggiamento particolare di qualche avversaria o una cosa che le può tornare utile in un determinato momento. Prima che raggiungesse il gruppo azzurro a Palermo le ho detto che avrebbe incontrato tutte giocatrici con cui di solito gioca contro, ma in Nazionale è tutto diverso. Anche se io non sono mai stato in Nazionale, mi rendo conto che certe sensazioni possono metterti in difficoltà. Ma se tu sai già cosa potrebbe capitarti e quali emozioni potresti avere, riesci a mantenere un certo equilibrio e non avere ricadute sulle tue prestazioni. Di consigli tecnici non gliene dispenso, perché fra Inter e Nazionale di tecnici ne ha già molti e tutti preparati». Le strade di Luca Aprile e del Palermo si sono incontrate per caso al ritorno dei rosanero dalla trasferta di Locri contro il Roccella. «Ho rivisto tante facce amiche – dice – Il Palermo merita altri palcoscenici. È un peccato, ma credo che il nuovo club in un paio d’anni tornerà dove merita».