Repubblica: “L’epicentro del contagio. In un solo giorno 546 morti in Lombardia. Sala: «Ora chi può ci aiuti»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla drammatica situazione della Lombardia. Dei 793 decessi registrati ieri, 546 sono qui. È stato il giorno del lutto, il più grave da quando Covid-19 ci ha invaso. I reparti di Terapia intensiva sono vicini alla saturazione. Dei 1.250 letti disponibili, risultano occupati dai pazienti del coronavirus ben 1.093. A Milano in un giorno si registrano 279 positivi in più, siamo a quota 1.829. Lo stop lombardo è evidente già dall’articolo 2. «Sono vietati gli assembramenti di più di due persone nei luoghi pubblici». Tre amici sono troppi. Chi non ubbidisce si ritrova «comminata un’ammenda amministrativa di euro 5.000». Questo per i totalmente sani, che non possono uscire dal perimetro del quartiere né andare nelle seconde case. I runner, da soli e sotto casa, basta parchi. Mentre «3) Ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) è fatto obbligo di rimanere presso la propria residenza o domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante». E a medici, infermieri, personale sanitario che vedono il rialzo della temperatura oltre i 37,3 °C va effettuato il «tampone naso-faringeo (…) e imposto «l’allontanamento dal luogo di lavoro con sospensione dell’attività lavorativa». La febbre va misurata «anche ai clienti presso i supermercati e le farmacie», sui luoghi di lavoro, durante i controlli di polizia. E chi è in quarantena deve starci. Saracinesche sempre più chiuse: «fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità», addio ai «distributori automatici cosiddetti h24 di bevande e alimenti confezionati» e disattivate le slot machine. Il presidente della Regione Attilio Fontana è chiaro: «Con questo nuovo giro di vite, abbiamo dato un piccolo aiuto al governo. Se decidono di bloccare loro le attività produttive, ora che c’è accordo con i sindacati, lo facciano, noi ci siamo già mossi». E spiega: «Guardiamo all’Italia e l’Italia guarda a noi. Mi ha chiamato il presidente dell’Abruzzo e me l’ha detto espressamente, “Voglio prendere le vostre ordinanze e rilanciarle”. Noi stessi ci stiamo preparando a dare una mano agli altri». Da Palazzo Marino, il sindaco Beppe Sala concorda sul tema «Milano fronte di resistenza» contro il virus: «Immaginate – dice – cosa produrrebbe il crollo di una città da 1,4 milioni di abitanti, sarebbe un disastro”. Quindi, aggiunge, «l’Italia guardi a Milano e alla Lombardia. Siamo stati una locomotiva per tanto tempo. Ora la nostra battaglia si fa dura e chi può ci dia una mano, come fanno quelle migliaia di volontari medici che hanno chiesto di venire qui in trincea».