Repubblica: “Le terapie intensive. Dieci giorni per evitare il collasso. La curva dei contagi ora fa paura”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla situazione delle terapie intensive. Sono 5.350, ai quali se ne potrebbero presto aggiungere un migliaio con interventi d’emergenza. Finora il crescendo è stato inesorabile: nelle Terapie intensive del Nord Italia c’erano 35 malati di Covid- 19 il 25 febbraio, 105 il 29 febbraio, 351 il 5 marzo, 650 l’8 marzo, 877 ieri. Se continuasse così, nel giro di una decina di giorni le persone da ricoverare in rianimazione potrebbero superare quota 10 mila, ben oltre i 6.400 posti disponibili. «Purtroppo l’andamento generale di contagi diagnosticati e decessi è ancora compatibile con la curva esponenziale, anche se il dato di ieri relativo ai nuovi positivi è per la prima volta in controtendenza », conferma Piero Martin, professore di Fisica sperimentale all’Università di Padova, che si è cimentato con l’analisi dei dati sull’emergenza Covid-19. «E negli ultimi giorni anche i numeri sui ricoverati in Terapia intensiva mostrano qualche segnale incoraggiante. Se ci si concentra sull’ultima settimana», spiega Martin, «l’andamento dei ricoveri in rianimazione è compatibile sia con la legge esponenziale sia con un andamento lineare. I motivi possono essere molteplici e medici e epidemiologi sono al lavoro per capire». Ed è proprio per un andamento lineare che bisogna fare il tifo, perché segnerebbe la differenza tra una situazione grave e una drammatica, con gli ospedali al collasso. Se la progressione fosse lineare, infatti, tra una settimana ci sarebbero “solo” circa 1.400 persone bisognose della rianimazione, anziché le quasi 4.000 previste da un andamento esponenziale. Sui casi positivi si spera in un rallentamento e poi in una inversione di tendenza, come è successo in Cina e in Corea del Sud. Il professor Martin ha sovrapposto le curva dei contagiati italiani a quelle dei due Paesi asiatici. «In Cina e Corea — spiega il fisico — a partire dal quindicesimo giorno dall’avvio dell’epidemia è iniziato il calo. Anche se, bisogna ricordarlo, sulla data di inizio dell’emergenza a Wuhan non abbiamo certezze, viste le poche informazioni disponibili all’epoca». Dal confronto emerge che ieri, diciannovesimo giorno di epidemia in Italia, c’è stato un calo nei nuovi casi. Un segnale che alimenta la speranza, ma che da solo non basta a indicare una duratura inversione di tendenza. «Si tratta di scenari molto forti basati su modelli matematici che non devono essere trascurati, date le autorevoli fonti da cui provengono», commenta Walter Ricciardi, membro dell’Organizzazione mondiale della Sanità e consigliere del ministro della Salute. «Dobbiamo però tenere presente che molto spesso i virus sono più mutevoli e “inaffidabili” rispetto a un modello matematico, sia in positivo che in negativo. Sono dunque tutte ipotesi che devono essere vagliate, ma le decisioni devono essere poi prese alla giornata. Certo, in questo momento la progressione è ancora esponenziale, ma questo significa che bisogna fare di tutto per non raggiungere certi numeri».