L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle difficoltà dei lavoratori nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus. Alle porte della Caritas, delle mense pubbliche, dei servizi sociali dei Comuni bussano commercianti e parrucchieri, cuochi e camerieri, giardinieri e collaboratori domestici, piccoli imprenditori e ristoratori. Chi, pur di mantenere la dignità del lavoro, ha preferito guadagnare (anche in nero e senza alcuna tutela) solo qualche decina di euro in più di quello che avrebbero avuto con il reddito di cittadinanza, oggi guarda con rimpianto a quella tessera che ieri, appena ricaricata, sfoderavano in tanti nei supermercati del Sud, controllati a vista dalle forze dell’ordine per metterli a riparo dai possibili assalti suggeriti sui social da sedicenti gruppi rivoluzionari monitorati con attenzione. Perché – come ha sottolineato ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese senza nascondere la sua preoccupazione – «la solidarietà verso le famiglie in difficoltà è una strada obbligata per lo Stato che però deve anche contrastare con fermezza comportamenti illegali che turbano l’ordine pubblico». La Protezione civile – ha annunciato Angelo Borrelli – «è a disposizione per la distribuzione di pacchi alimentari ». Ma domani c’è da pagare l’affitto per milioni di italiani, le bollette continuano ad arrivare e c’è già chi ha lasciato la casa e dorme in macchina. Se poi andare a fare la spesa, a fronte di entrate zero, costa anche molto di più perché la pasta è schizzata a 12 euro al chilo e frutta e ortaggi hanno subito aumenti fino al 200 per cento in meno di un mese, ci vuole poco a capire perché il Banco Alimentare ha già avuto un venti per cento in più di richieste. Non ci sono più solo gli homeless, i migranti e gli indigenti: i nuovi poveri sono padroncini e operai, bottegai e commessi, ristoratori e camerieri, tutti nella stessa barca. I sindaci del Sud, da Leoluca Orlando a Luigi De Magistris, chiedono subito un “reddito di quarantena”, e Claudio Fava, presidente dell’Antimafia siciliana, dice: «Le periferie del Sud stanno diventando polveriere sociali. I sindaci non possono fronteggiare soli questa emergenza. C’è il rischio che le mafie approfittino della situazione con la loro liquidità per costruire un welfare criminale tra usura e corruzione». Da domani, però, Palermo sarà anche teatro di un’iniziativa senza precedenti: a bussare alle porte delle famiglie più povere di un quartiere proibito alle forze dell’ordine come lo Zen, saranno i carabinieri. Questa volta con la spesa in mano, offerta da un ipermercato della zona.