Chi acquista adesso il Palermo, sa bene che deve coprire i 47 milioni di debiti e in più avere del capitale a disposizione per poter portare a termine la stagione, ma anche per garantirne il futuro, quindi bisogna assicurare la continuità aziendale di una società che il presidente del collegio sindacale rosanero Alessio Trinchera, lo scorso 14 febbraio non ha esitato a dipingere nel modo più chiaro possibile: «In considerazione – ha fatto mettere a verbale Trinchera – dell’attuale situazione finanziaria della società rispetto alle scadenze, rispetto alla situazione debitoria e per il saldo di cassa attuale, raccomandiamo di valutare i presupposti per la presentazione di un’eventuale istanza di fallimento in proprio della società ». Foschi appare fiducioso e per lui il passaggio al gruppo guidato da Mirri andrà in porto. Al momento, però, al di là dell’operazione Mirri, sembra che il Palermo piaccia a molti ma nessuno è disposto a fare la mossa decisiva, infatti ai rosanero si sono avvicinati York Capital, che poi ha dirottato il suo interesse sulla Sampdoria; Tony Di Piazza, italo-americano che non è andato oltre una manifestazione d’interesse forse nemmeno presa troppo in considerazione in viale del Fante, Vincenzo Macaione, palermitano, dirigente della Management & Partners Srl che rappresenterebbe alcuni imprenditori siciliani e fondi speculativi interessati a muoversi solamente in caso di un’eventuale asta fallimentare. Questo quanto scrive l’edizione odierna di “Repubblica”.