L’edizione odierna de”La Repubblica” si sofferma sulle falle relative al contenimento dell’allarme Coronavirus: i controlli nei punti di arrivo in Sicilia, le poche barelle per il biocontenimento in caso di trasporto con virus pericolosi, i kit di sicurezza con mascherine e guanti insufficienti, posti letto delle Terapie intensive e delle Rianimazioni quasi tutti occupati. «Dopo anni di tagli al nostro sistema sanitario dobbiamo capire che abbiamo adesso bisogno di investimenti, e non lo dico solo per la possibile emergenza Coronavirus», dice l’assessore Razza. In queste ore migliaia di lavoratori e studenti siciliani stanno tornando dal Nord dopo la chiusura di scuole e università. All’aeroporto di Punta Raisi solo da ieri la Gesap comunica che si stanno facendo i controlli a tappeto, e non più a campione, sulla temperatura dei passeggeri in arrivo da Milano, Bergamo, Torino e Venezia. E oggi sarà installato a Catania un termoscanner che controllerà tutti i passeggeri in arrivo. «Stiamo attuando misure straordinarie», dice Claudio Pulvirenti dell’Usmaf, l’Ufficio ministeriale della sanità doganale e aeroportuale. Molti però stanno arrivando via mare, e qui il quadro cambia: al momento i controlli vengono fatti solo se ci sono segnalazioni, da parte dell’equipaggio delle motonavi, di passeggeri con febbre alta a bordo. Altrimenti non ci sono checkpoint agli sbarchi. Di certo nessun passeggero in arrivo col treno è al momento controllato: né a Villa San Giovanni né a Messina, Palermo o Catania. E tanti studenti, visti anche i prezzi salati dei voli, stanno scegliendo proprio il treno per tornare a casa. La vera falla del sistema sono i posti letto. In Sicilia attualmente ci sono 17 reparti di Malattie infettive, con un totale di 247 posti letto. Quelli “a pressione negativa” che garantiscono l’isolamento, preferibili per il trattamento della Covid-19, sono solo 58: 11 nella Sicilia occidentale (7 a Palermo, 2 a Caltanissetta, uno a Trapani e uno a Castelvetrano) e 47 nella Sicilia orientale (24 a Catania, 12 a Caltagirone, 5 a Enna, 4 a Modica e 2 a Siracusa). Una settimana fa la Regione aveva annunciato una maxi- fornitura di 30mila mascherine da destinare agli operatori sanitari, in arrivo attraverso la Protezione civile nazionale. Nello scorso fine settimana una parte è già arrivata. Ma non tutti gli operatori e i reparti sono stati approvvigionati. La priorità è stata data a medici e infermieri dei reparti a rischio.