“Un anno fa questi erano i giorni caldi del closing con Baccaglini. I tifosi speravano ancora in un nuovo corso per il Palermo. Nessuno immaginava che fosse invece l’inizio di un anno orribile. Un anno di vicende giudiziarie “raccontate” nelle 252 pagine dell’ordinanza di sequestro firmata dal gip Fabrizio Anfuso. Il giudice sottolinea la piena responsabilità della società «segnatamente alla condotta di autoriciclaggio posta da Zamparini relativamente ai proventi tratti dalle reiterate e sistematiche condotte di sottrazione fraudolenta di disponibilità di denaro al pagamento delle imposte, le quali all’occorrenza “rientravano” a rate nel patrimonio della società, per essere reimpiegate nelle ordinarie attività imprenditoriali a cominciare dal pagamento degli emolumenti ai giocatori». Quelle che le perquisizioni del 7 luglio 2017 portarono alla luce indagini iniziate mesi prima e non ancora concluse. Già l’8 maggio del 2017 la guardia di finanza registrava Zamparini. In una conversazione con il suo ex braccio destro Angelo Baiguera il patron spiegava: «…il bilancio della Mepal… sono due righe, la Mepal ha dentro solo il marchio e non fa un caz… Hai capito, non c’ha nessuna attività, è una società morta, che io ho creato apposta per fare trading e roba, non ha mai fatto un caz…». Decine di queste intercettazioni dall’inizio del 2017 fino al giorno della perquisizione hanno dipinto agli investigatori un quadro inquietante che ha spinto i pm ad acquisire tutti i documenti contabili e finanziari del club. Illuminante la conversazione fra il consulente di Zamparini Stefano Gropaiz e Baiguera sei giorni prima del blitz. Il primo spiega al secondo il sistema per aggiustare i bilanci: «Oggi Zamparini ha mandato una mail abbastanza farneticante, adesso lui rivende la Mepal al Palermo… ma è una follia! Ma va in galera per sta roba, eh!? Perché fa bancarotta. […] cioè lui dice… tu prendi il peggiore giocatore che hai e vai, non lo so, all’Inter e prendi lo stesso giocatore, il più scarso che hanno, e dite tutti e due che entrambi valgono 40 milioni di euro, ve li scambiate per 40 milioni di euro e quindi generi un utile, no? Perché avevo un giocatore che valeva mille euro e lo hai venduto per 40 milioni e lo stesso fa l’Inter. E lui cosa ha fatto? Ha preso il marchio, l’ha venduto per una cifra folle, non l’ha mai pagato e adesso si ricompra la società…di fatto ha fatto la stessa cosa…ha dei consulenti veramente pericolosi». Gropaiz spiega il tentativo di Zamparini come esigenza di dare all’acquirente Baccaglini una società nuovamente in possesso del suo marchio. Il 16 giugno 2017 Baccaglini e il suo consulente Piero Belloni Peressutti si ritrovano a commentare lo stato del club. «In questo momento la situazione è sostanzialmente in decozione – fa notare Belloni Peressutti – … se io dovessi fare il curatore fallimentare del Palermo, ci metterei una pietra sopra… valuterei la società insolvente…». Baccaglini e il suo advisor un anno fa valutavano i debiti del club 60 milioni di euro «anche se ce lo regalassero, lo pagheremmo 60 milioni». In autunno, tramontata definitivamente la trattativa con Baccaglini, entra in scena l’istanza di fallimento chiesta dalla stessa procura. Il 10 novembre Giammarva diventa presidente del Palermo e cinque giorni dopo la quarta sezione fallimentare apre il procedimento che terrà banco fino al 29 marzo 2018. In un dialogo Zamparini propone a Giammarva di parlare con «…qualcuno di quelli che sono in alto…». «… le operazioni come quelle dell’Alyssa, sono operazioni che facciamo nel calcio, per dare la possibilità al club di rifinanziarsi… Una volta le facevano con le plusvalenze sui giocatori, hai capito?». E Giammarva risponde che farà presente la cosa. L’istanza di fallimento viene respinta e per il club la priorità diventa quella di chiudere il bilancio al 30 giugno 2018. La società di revisione Baker Tilly che negli ultimi anni ha certificato i conti rosanero e già un anno fa aveva espresso le sue perplessità, si tira indietro: «… Se ci sono degli idioti del genere – dice Zamparini – ne prendiamo un’altra… non abbiamo niente da nascondere». L’uomo della Baker Tilly, già il 3 luglio 2017, si lamentava con il presidente del collegio dei sindaci e commercialista di Zamparini Anastasio Morosi (anche lui indagato): «Con il Palermo siamo un pochino monitorati da Equitalia e anche da Consob, quindi abbiamo assoluto bisogno di fare in tempi normali e di emettere le nostre relazioni con data vera, non retrodatandole poi come dovevamo fare. […] resta comunque la preoccupazione dell’operazione Alyssa».”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.