Continua l’emergenza Coronavirus in Italia e in Sicilia, la situazione si fa sempre più drammatica. A Troina c’è stato un vistoso aumento dei contagi, l’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione sulla possibilità che il comune siciliana diventi una nuova Codogno. L’urlo del sindaco di Troina Fabio Venezia arriva dalla stanza della sua abitazione, in cui si è isolato per prudenza: « Qui rischiamo di diventare la Codogno del Sud». Non è tipo da esagerazioni, il primo cittadino del comune ennese. Il focolaio è dentro l’Oasi Maria Santissima, la più grande struttura dell’Isola specializzata in disabilità: sono già 70 i contagiati, 45 pazienti e 25 operatori, ma i risultati di più di 100 tamponi effettuati nei giorni scorsi potrebbero far schizzare il conto all’insù. Una situazione drammatica che ha spinto Venezia a invocare « un corridoio umanitario per far arrivare mascherine, altri dispositivi di sicurezza e personale sanitario dell’Esercito » . Richieste che sono state accolte dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini che manderà una squadra che si unirà al Covid team inviato dalla Regione ieri mattina. Già oggi arriveranno i primi militari.
«Abbiamo paura. Non siamo attrezzati per lavorare con pazienti positivi al Coronavirus – racconta un’infermiera che vuole garantita la riservatezza -. Ci hanno dato una tuta e una mascherina chirurgica che ci dicono di lavare e rimettere. Nei giorni scorsi ho indossato una tuta da giardinaggio che mi ha regalato mio marito, c’è chi si è coperto il volto con un fazzoletto. Siamo stremati: stiamo in reparto più di dodici ore, prima di andare a dormire in un hotel messo a disposizione per i dipendenti all’interno dell’Oasi ».
Nell’istituto di cura ci sono 160 pazienti e circa 300 lavoratori. «Si è intervenuto tardi, nei primi giorni si è fatto finta di nulla. Così, tanti operatori sono tornati nelle loro abitazioni e molti, anche con sintomi influenzali, hanno lavorato dentro l’Oasi», è la denuncia di Giovanni La Valle della Funzione pubblica della Cgil di Enna.
I primi casi si sono registrati la settimana scorsa. Quattro ragazzi che vivono stabilmente nel villaggio del Cristo redentore, una delle strutture dell’Oasi, sono risultati positivi, probabilmente contagiati da qualche operatore o da qualche parente arrivato a Troina per una visita. È ipotizzabile che chi ha portato il Covid provenisse dai focolai di Agira e Leonforte, dove si contano numerosi casi. Da quel momento il virus ha cominciato a diffondersi. Arrivando fino ai numeri di oggi. «Le condizioni degli ammalati sono stabili. Stiamo differenziando positivi e negativi, allestendo contemporaneamente un ospedale in loco per curare i contagiati – racconta il direttore scientifico dell’Istituto Neurolesi ‘ Bonino Pulejo’, Dino Bramanti, mandato a Troina dalla Regione-. Sarebbero utili, per affrontare la crisi, dispositivi personali e strumenti di telemedicina che abbiamo richiesto».
Con lui, all’Oasi, è arrivato anche Antonio Candela, il responsabile del Comitato per l’emergenza Covid- 19 in Sicilia, che ha ringraziato i lavoratori del centro ennese per l’abnegazione e « l’amore che stanno mostrando nei confronti dei pazienti » . « Lo stiamo facendo per loro e per i genitori che ci chiamano per avere notizie sui loro figli, con la voce che trema per la paura. Che dobbiamo rispondere? » , è l’ultima frase dell’infermiera, prima di iniziare un altro massacrante turno.