“Un passo che aveva pensato di fare già altre volte, ma che per senso di responsabilità aveva sempre scelto di non fare. Le dimissioni di Giovanni Giammarva dalla carica di presidente del Palermo non possono essere considerate un fulmine a ciel sereno. Già prima che accettasse l’incarico, Zamparini lo aveva corteggiato senza riuscire a convincerlo. Poi la lunga estate del 2017 a riflettere sull’offerta del patron, a studiare le carte della società prima di sciogliere la riserva e accettare la nomina propedeutica all’incarico di presidente all’interno del consiglio di amministrazione rosanero, il 31 ottobre scorso. La prima spinta alle dimissioni da parte di Giammarva è arrivata a fine marzo. In quel momento il professionista considerava chiuso il suo mandato visto che insieme al pool di avvocati era riuscito a neutralizzare la minaccia dell’istanza di fallimento. Poi il nuovo slancio per la creazione di un comitato etico per la gestione della società lo ha convinto a continuare. Il 25 giugno Giammarva però si è ritrovato fra gli indagati, sospettato di essere al centro di una rete di talpe che avrebbero consentito a Zamparini di evitare l’arresto. « Non nascondo il mio dolore ed imbarazzo — diceva in quei giorni Giammarva — per essermi ritrovato per la prima volta dall’altra parte di una barricata che ho tentato di difendere in trent’anni di professione». Ieri Zamparini ha liquidato le dimissioni con « contrasti di gestione con Daniela De Angeli, auspicando un chiarimento che riporti Giammarva nella sua carica di presidente». Una versione che fa comodo a tutti, ma che non può essere l’unica. Nell’ultima intervista rilasciata da Giammarva il 31 luglio al ” Barbera”, proprio nel giorno in cui i nomi del direttore amministrativo del club Daniela De Angeli e della figlia di Zamparini Silvana entravano ufficialmente nel Cda con l’iscrizione delle loro cariche nel registro delle imprese, il presidente pronunciava una frase che con il senno di poi potrebbe spiegare il suo stato d’animo: « Io per primo ho cercato di dare qualcosa alla città e alla società — ha detto Giammarva — mettendoci la faccia, prendendomi anche un’indagine da parte della procura, che si indaghi pure, sono a disposizione per accertare la verità » . Giammarva oggi non sarà a Roma dove si discute l’appello al tribunale federale sul caso Parma. Nella prima udienza l’ex presidente aveva seguito tutto il dibattimento. Oggi aspetterà l’esito come un tifoso qualunque”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.