“In momenti come questo, la squadra del cuore, della propria città, diventa più di qualcosa legato strettamente al calcio. È un sentimento comune: spinge a credere che, lottando insieme, qualsiasi obiettivo diventi possibile. I giovani parlano di serie A alzando la voce e ostentando sicurezza. Dai quaranta in su, invece, i tifosi granata rispondono sommessamente e con un sorriso, utilizzando toni che si propongono di non sfidare il destino. Adesso che il gioco è diventato serio, che la formazione granata è in piena zona play-off a sette giornate dalla fine, le vigilie diventano una narrazione popolare, esattamente come quella di Trapani-Ascoli (ore 15, diretta su Sky Calcio 8). Come quindici giorni fa, quando arrivò al Provinciale il Brescia di Boscaglia, si sfioreranno i 7 mila spettatori e gli spalti saranno quasi esauriti. Diventano un dettaglio la forza dell’avversario, l’obbligatoria rinuncia al difensore Fazio (squalificato) e la scelta del modulo tattico. Sembra la fiaba del pifferaio magico, con la città intera che si mette in fila dietro i suoi uomini più rappresentativi: Serse Cosmi e Bruno Petkovic. Uno fuori, l’altro dentro il campo: entrambi ritenuti capaci di guidare questa nave dei sogni. A Cosmi il compito di scegliere la squadra da mandare in campo, farla giocare con la sicurezza e l’equilibrio dimostrate nel 2016. A Petkovic, invece, il ruolo di trovare la giocata che indirizzi la gara, che scardini le alchimie tattiche e delle anime. A pensarci bene, è un po’ come a scuola. Cosmi è il prof serio, che spiega la lezione, detta i ritmi; Petkovic, invece, con le sue veroniche e i suoi assist (illuminati da un talento cristallino), è un po’ vivace, ma sembra urlare: “Serie A, voglio andare in serie A”. Più che cercare di capire se giovani e vecchi vadano d’accordo all’interno dello spogliatoio (Maurizio Ciaramitaro, uno dei granata più esperti, dice senza esitazioni “siamo un mix ideale”), vale la pena di scoprire sui social quale sia l’attesa per la partita. Stupisce la partecipazione femminile, testimoniata dai numerosissimi commenti e anche dalle presenze allo stadio. È il calcio che fa crescere le pari opportunità? Non è questo il punto, naturalmente. La verità è che il sentimento popolare chiamato Trapani, come in tutti i casi analoghi (perché non pensare a Carpi e Frosinone dello scorso anno?), non ha genere. Non è maschile, né femminile: è semplicemente un’emozione. Tre anni fa, le casalinghe trapanesi ci misero un po’ di tempo, ma alla fine impararono che il cannoniere del Trapani si chiamava Mancosu e non Mancuso. Questa volta faticheranno ancora di più a pronunciare Petkovic. In quest’atmosfera incredula, Serse Cosmi lancia un messaggio preciso. «Questa città ha un modo spontaneo e immediato di chiederti le cose. È anche per questo che la amo, che mi trovo tanto bene. E poi mi piace che la gente non mi ringrazi per i risultati, ma per come la squadra sta in campo, per i valori che esprime. È una grande soddisfazione per il sottoscritto e per tutti i miei ragazzi, che stanno sorprendendo e smentendo anche me». La città che lui ama è già con il fiato sospeso”. Lo si legge sull’odierna edizione del quotidiano “La Repubblica”.