Ieri giornata decisiva per quanto riguarda il processo a Maurizio Zamparini, ex presidente del Palermo. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione sulla possibile “talpa” che avrebbe informato il patron friulano delle notizie legate al suo arresto. Il 30 aprile dell’anno scorso, il gip Fabrizio Anfuso era pronto ad applicare una misura interdittiva a Maurizio Zamparini, ma all’improvviso il patron del Palermo si dimise. Facendo così venir meno la ragione del provvedimento. Chi aveva avvertito Zamparini? Chi era la sua talpa fidatissima al palazzo di giustizia di Palermo? L’indagine della procura di Caltanissetta e del nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo non si è mai fermata. E ieri ha avuto una svolta a sorpresa, con una perquisizione nell’abitazione del capo dei gip, Cesare Vincenti, che ha ricevuto anche un avviso di garanzia. Pesanti i reati contestati: «Corruzione, abuso d’ufficio e rivelazione di notizie riservate». Dei primi due reati è accusato anche il figlio, Cesare, avvocato e professore di diritto commerciale all’Università di Enna Kore. Un altro terremoto per il palazzo di giustizia. I sostituti procuratori Claudia Pasciuti e Davide Spina ipotizzano uno scambio tra i Vincenti e l’allora presidente del Palermo, il commercialista Giovanni Giammarva, anche lui indagato per corruzione. Da una parte la notizia riservata, dall’altra l’incarico a Vincenti junior, nell’organismo di vigilanza della società rosanero. Ed è solo uno dei capitoli dell’atto d’accusa firmato dal procuratore Amedeo Bertone. Indagando sulla talpa, è emersa anche un’azione a dir poco spregiudicata di Vincenti senior, che sarebbe intervenuto su una collega del Tribunale civile, Alida Marinuzzi, per una questione che stava a cuore al figlio. E anche la giudice è stata indagata, per concorso in abuso d’ufficio. La talpa converrà partire da qui. Perché è l’inizio delle attenzioni investigative sul capo dei gip di Palermo. Il giorno che Zamparini si dimette, il giudice Anfuso viene ascoltato in una stanza del tribunale – già sotto intercettazione – mentre parla di Cesare Vincenti: «Voleva sempre essere informato su tutti i fatti e gli dico che in realtà Zamparini continua a essere amministratore. E gli dico che se vuole gli do anche la misura cautelare per vedere come l’ho scritta e se gli va bene. Quindi è lui o quel delinquente del figlio che ha interessi ovunque», sbotta Anfuso. Per la procura di Caltanissetta è un passaggio chiaro il riferimento a “È lui”. «È lui la talpa», traducono i magistrati nel decreto di perquisizione. Il figlio l’indagine stringe sul figlio. «Andrea Vincenti – scrivono i pm – lungi dall’assumere una posizione defilata in vicende nelle quali era coinvolto, a qualsiasi titolo, il padre, era solito tenere un atteggiamento teso a istigare quest’ultimo a far valere la propria posizione istituzionale, per conseguire dei vantaggi personali». Ecco come parlava Vincenti junior al padre: «No, infatti, volevo dirti questo, intanto tu devi chiedere questo benedetto mutuo così vediamo di parlare con Banca Nuova con i soldi in mano e in secondo luogo dovresti chiamare tu… convocare Bellia in Tribunale, uscire un poco di attributi e fare un discorso». Andrea Vincenti voleva che il genitore facesse pesare il suo ruolo: «Perché questo qua è un pepe di prima categoria, insomma fargli capire che qua fessi non c’è nessuno… e assumere, diciamo, il ruolo che ti tributa, e così fai un discorso di un certo tipo». La Procura parla chiaramente di «istigazione» del figlio nei confronti del padre. Ed ecco l’altro capitolo dell’atto d’accusa, che vede indagata anche una giudice civile, per concorso in abuso d’ufficio. Il provvedimento Sotto osservazione è finito un provvedimento emesso da Alida Marinuzzi, stimata giudice della sezione esecuzioni immobiliari del tribunale di Palermo: «Un provvedimento illegittimo – accusa la procura di Caltanissetta nel decreto di perquisizione di Vincenti – poiché assunto all’esclusivo scopo di assecondare Cesare Vincenti che, istigato dal figlio, facendo valere la propria posizione istituzionale, gliene aveva fatto richiesta per ragioni esclusivamente personali». In ballo c’era l’acquisto di un immobile, ai Vincenti serviva che il giudice civile firmasse un’istanza per sbloccare la pratica. E così avvenne. «Risolta quella cosa?», chiedeva il figlio. E il padre: «Ma penso di sì, penso che è tutto a posto. La collega mi ha detto: provvederò in mattinata». Fu puntuale. E il capo dei gip mandò un sms alla collega del civile: «Ti ringrazio per la sollecitudine. Buone vacanze. Cesare Vincenti». Era il 6 agosto dell’anno scorso.