Repubblica: “La spinta miracolosa dei fedelissimi incapaci di essere fedeli”

“La gente rosanero ha diritto a una normalità diversa da quella cui è stata costretta per tutta la stagione (in cui, peraltro, nulla ma proprio nulla vi è stato di normale), e non vuol più ritrovarsi dentro il drammatico stato d’eccezione che si è concluso domenica sera. È stata una stagione che ha esaurito gli aggettivi. Grottesca? Folle? Sciagurata? Ciascuno di questi termini non è sufficiente, né basta metterli tutti insieme per dare un quadro esauriente di tutto ciò che chi tifa Palermo ha dovuto ingioiare durante questo 2015-16: il ridicolo, l’umiliazione, persino il malanimo di tutto il resto dell’Italia calcistica. Forse a Palermo è stato percepito o forse no, ma si può testimoniare che negli stadi e nei bar sport del resto del paese era un tifo unanime per la retrocessione dei rosanero. E non certo per via di un radicato sentimento anti-palermitano, di cui fin qui si poteva trovare traccia soltanto in altre piazze sicule che, come Catania e Messina, hanno vissuto la rivalità pallonara con Palermo. A fare da motore è stata un’antipatia guadagnata sul campo attraverso i misfatti di una stagione da manicomio. Il calcio italiano è in uno stato fallimentare da ogni punto di vista, e per quest’anno i rosanero ne sono stati la massima espressione. Da qui a farne il capro espiatorio d’una colpa diffusa il percorso è stato lineare. E adesso rimediare a questo stato delle cose sarà molto complicato, richiederà uno sforzo straordinario per restaurare l’immagine prima ancora che i risultati del campo. Sarà complicato soprattutto nei confronti della gente rosanero, la cui passione è stata scientificamente annichilita. Tifare per la propria squadra dovrebbe essere una cosa naturale, non la premessa per un conflitto interiore. Ossia, non si dovrebbe passare le giornate a chiedersi se per caso, esternando la passione per i propri colori, non si stia contribuendo a mantenere in piedi una situazione che viene percepita come contraria ai propri colori. E che dunque, in ultima analisi, tifando per la propria squadra si stia tifando contro se stessi. Tutto ciò è inaccettabile, porta a stati di profonda dissociazione. Volete spiegare questa cosa ai trentamila e passa che erano presenti domenica sera al Barbera? Fatica sprecata: sanno benissimo di cosa si parli. L’hanno vissuto sulla propria pelle, e l’hanno dimostrato standosene, la gran parte di loro, ben lontani dagli spalti durante le altre 18 partite casalinghe di campionato. Fra tifare contro se stessi sostenendo la squadra e tifare contro la squadra tradendo se stessi hanno scelto la terza via per quasi tutta la stagione agonistica: disertare. Senza che l’atto di disertare potesse essere tacciato di vigliaccheria. Piuttosto è stato un dissenso silenzioso, che non ha funzionato dato che c’era da cambiare le sorti di un club dove strillare e scatenare isterismi sono elementi appartenenti a un metodo di lavoro quotidiano. E se all’ultima giornata di campionato hanno deciso di sospendere la diserzione, l’hanno fatto un po’ per se stessi e un po’ per quel residuo d’appartenenza alla nazione rosanero che miracolosamente rimane in vita. Si offriva una possibilità di mantenere un posto in serie A che soltanto poche settimane prima pareva fantascientifica, e in presenza d’una condizione del genere i disertori hanno deciso di mettere fra parentesi per poche ore il loro dissenso e dare una mano alla causa. Ma chi credesse che domenica scorsa siano state poste le premesse per un nuovo inizio, e per un rinnovato patto fra questo Palermo e la sua gente, sbaglia completamente i conti. Quanto successo in occasione della gara contro il Verona è irripetibile, e anzi a ripeterlo non ci si deve provare nemmeno. Anche perché, da quei trentamila e passa, un’altra chance non verrà offerta. Le condizioni estreme devono essere un’eccezione, e dalla prossima stagione chi tifa Palermo vorrebbe vedersele risparmiare. Si pensi a fare in modo che sugli spalti tornino i ventimila di media che popolano lo stadio soltanto per tifare a favore della propria squadra, e senza essere minimamente sfiorati dall’idea di tifare contro se stessi. Sarebbe il primo passo del ritorno alla normalità”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Repubblica”.

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Redazione Ilovepalermocalcio