L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo che al rientro dalla sosta affronterà lo Spezia.
Il tabù è stato sfatato contro l’Ascoli, con una vittoria al fotofinish, ma per il Palermo di Corini la ripresa dopo le soste è sempre stata insidiosa. Nella stagione precedente, era stata indigesta la prima pausa per le nazionali, quando i rosa erano stati all’Etihad Campus nella tana del Mancheser City di Guardiola e Haaland e avevano perso contro il Sudtirol al “Barbera”, trascinandosi lo shock anche la settimana dopo nella debacle di Terni, il punto più basso della gestione di Corini. A fine novembre dell’anno scorso, sempre in casa, dopo il Mondiale in Qatar, i rosanero era no caduti contro il Venezia. La sosta natalizia, invece, aveva portato al pareggio a Perugia per 3-3, in una partita iniziata malissimo e poi finita con una grande rimonta, che aveva dato avvio a una striscia positiva.
E in primavera, dopo il ritiro dalla consorella del Girona, i rosa avevano perso a Parma. È cambiato il vento quest’anno, quando i rosanero sono andati a vincere ad Ascoli con la rete nel recupero di Leonardo Mancuso. Segno che il nuovo Palermo, non solo si è rafforzato molto dal punto di vista tecnico e della personalità portata in dote da giocatori di categoria, ma che Eugenio Corini, con il lungo ritiro di oltre un mese, ha potuto lavorare con tempo e pazienza sui concetti che voleva imprimere alla sua squadra. L’anno scorso, con il campionato iniziato a fine luglio e una squadra costruita in fretta e furia senza un vero ritiro, paradossalmente, le prime due soste erano state il primo momento in cui assemblare un gruppo. Eppure, per una squadra come il Palermo che viene da tre vittorie consecutive, la pausa che spezza un’inerzia positiva può nascondere delle insidie. Con lo Spezia, in netta ripresa con tre risultati utili consecutivi, i rosa dovranno essere in grado di vincere una partita in casa che potrebbe avere il solito schema: avversari chiusi che difendono e ripartono.