“Stasera si chiuderà in camera e accenderà il televisore su Samp-Milan, però poi abbasserà il volume. Aprirà le finestre, respirando profondamente. Preferisce il suono del mare: lo fa sentire meglio, più sereno. Uno sguardo alle sue due squadre del cuore, un altro alla scogliera e alla spuma delle onde, che il sole è già tramontato ma c’è ancora un po’ di luce e poi questa è l’ora migliore, per ricordare. Solitudine, malinconia. In quello schermo un mondo che gli hanno portato via: era il suo mondo e non gli appartiene più. Fuori, un’altra vita. Quella che gli resta. Esiliato come un piccolo Napoleone, col dolore per quello che è stato e la paura dell’oblìo, Antonio Cassano è uno spettatore rassegnato. Triste, finale. La Sampdoria l’ha trasformato in un fantasma. Sul sito della società, alla voce “rosa e staff tecnico”, ci sono ancora il suo nome e il numero 99: la foto no, solo un inquietante profilo bianco. Trentaquattro anni compiuti due mesi fa. Centoventi partite giocate, 37 reti. Anni indimenticabili, quelli del rilancio dopo Madrid. Questa doveva essere la sua sesta stagione in blucerchiato. Invece. «È un grande talento però non fa più parte del nostro progetto. Gli ho dato una possibilità. Ora è finita». Così raccontava ai primi di luglio Massimo Ferrero, il presidente. «Il dirigente non lo faccio. Io voglio giocare», fu la risposta. Ad agosto, alla vigilia dell’amichevole col Barcellona, Cassano era convinto di partire titolare al Camp Nou. Giampaolo gli disse che non poteva garantirgli neppure qualche minuto partendo dalla panchina: «Allora niente». Non sapeva che la decisione l’avevano già presa altri, da tempo. Al Milan ha legato un altro periodo felice della sua straordinaria e folle carriera. Ci era arrivato dopo aver litigato con Riccardo Garrone, il presidente blucerchiato che per lui era come un papà: in rossonero 33 incontri in un anno e mezzo, 7 reti, uno scudetto, quel drammatico malore dopo la trasferta di Roma, l’ischemia e il buco nel cuore ma anche il ritorno al gol 6 mesi dopo l’intervento. Stasera l’allenatore è l’amico Vincenzo Montella, che quando guidava la Samp gli aveva dato fiducia però lo sapeva, che Antonio non lo puoi marcare: dopo il ko nel derby della primavera scorsa, la lite feroce con l’avvocato Antonio Romei, braccio destro del Viperetta. Quella volta qualcosa si è rotto, per sempre. Da mesi si allena tutto solo. Ma come un reietto, solo quando i compagni di squadra hanno lasciato il prato di Bogliasco. Lo aspetta paziente Agostino Tibaudi, il preparatore. Si cambia negli spogliatoi con Roberto Rossi, il magazziniere: «Un altro Roberto. Un tempo mi cambiavo con Roberto Carlos», sorride amaro. Fino a giugno è sotto contratto, 700.000 euro all’anno. Zamparini al Palermo gli aveva proposto un anno in più, erano arrivate offerte dall’Entella e dallo Spezia. No, Antonio resta qui. Ma allora, addio calcio giocato. Ferrero ieri ci è tornato su. «Bisogna capire che strada ognuno vuole prendere: quella di Cassano dovete chiederla a lui, oppure alla sua signora». La signora, Carolina Marcialis, nei giorni scorsi ha twittato: “Ti amiamo tanto, Genova”. Un selfie di loro due abbracciati, e sullo sfondo il tramonto sulla costa. Gli scogli, le onde. Quanto gli manca, l’urlo della gradinata. Ma forse stasera il suono delle onde lo farà sentire più sereno”. Questo è quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.