L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’emergenza Coronavirus in Sicilia. La Sicilia è in piena espansione dell’epidemia: sono 1.164 le persone risultate positive al coronavirus. Il doppio rispetto a quattro giorni prima. E in questo momento nell’Isola il contagio aumenta più della media nazionale. Ma meno velocemente della Lombardia prima del lockdown: «Da noi il virus è arrivato con almeno due settimane di ritardo e stiamo beneficiando degli effetti del contenimento anticipato», spiega la professoressa Mariangela Sciandra, docente di Statistica all’università di Palermo, che ha analizzato un mese di epidemia in Italia. Dal confronto tra regioni emerge che nell’Isola il virus uccide meno che altrove. Diminuiscono i ricoverati in Terapia intensiva ( 68 rispetto agli 80 del giorno prima) e aumentano i guariti. Messina cresce, Palermo frena. Il numero degli attuali “ positivi”, al netto dei 36 guariti e dei 33 morti, è di 1.095. Ieri a crescere di più è stata la provincia di Messina, con 44 nuovi contagi. Un dato sul quale pesa il caso della casa di cura in pieno centro città, dove sono morti tre ospiti e 60 anziani su 71 sono risultati “positivi”. In termini assoluti la provincia con più contagi resta Catania: 33 in più rispetto al giorno prima, per un totale di 321, mentre il contagio frena a Palermo, con 11 nuovi casi e 197 totali. L’ultimo focolaio è quello dell’Oasi di Troina, con una settantina di “ positivi” tra ospiti disabili e operatori. Il sindaco Fabio Venezia chiede l’invio di personale sanitario dell’Esercito e dispositivi di protezione. In rapporto alla media nazionale, la Sicilia a oggi cresce di più. Lo rileva lo studio del dipartimento di Statistica dell’ateneo di Palermo, firmato dalla professoressa Mariangela Sciandra e dalla dottoressa Alice Blandino, dal titolo “Un mese di Covid- 19 in Italia”. « Rispetto alla Lombardia — spiega la docente — non siamo nello stesso stadio di avanzamento. Abbiamo due settimane di ritardo a partire dal giorno in cui abbiamo superato i 100 casi. Il tasso di accrescimento finora è stato più basso in Sicilia, anche se negli ultimi tre giorni è in aumento». Basta guardare ai cinque giorni appena trascorsi: siamo passati dai 630 casi del 22 marzo ai 1.164 del 26 marzo. «Il tasso di crescita dei nuovi casi di oggi (ieri, ndr) è 1,15. Due settimane fa in Lombardia era pari a 2: i nuovi casi raddoppiavano in 24 ore. A livello nazionale, il tasso di crescita ha iniziato a ridursi dal 21 marzo, invece da noi è aumentato, soprattutto in questi ultimi giorni. Questo è ancora l’effetto dei rientri da fuori regione, anteriore al blocco. Restare a casa è importante per ridurre la percentuale di contatti a rischio, specie con gli asintomatici che sono quelli che ci preoccupano di più». Inferiore è il tasso di letalità (ovvero il numero di morti sul totale di malati): dallo studio emerge che in Sicilia è pari al 2,8 per cento, contro il 13,8 della Lombardia e il 6,2 della media nazionale. E ieri il numero di pazienti in Terapia intensiva è diminuito: 68 ricoverati, 12 in meno. « Dal paziente numero uno — spiega il professore Antonino Giarratano, membro del comitato tecnico-scientifico regionale sul coronavirus — sono trascorse due settimane, e 10- 15 giorni è il tempo medio in cui il paziente, che in questi giorni riusciamo a seguire senza difficoltà nelle nostre Terapie intensive, supera la fase critica e quindi ritorna a respirare con l’ausilio di mezzi poco invasivi, andando verso la guarigione. Ma è anche il momento in cui il paziente fragile, grande anziano e o con altre patologie, evolve negativamente. Circa il 50 per cento dei pazienti è uscito dalle Terapie intensive e l’altro 50 per cento non ce l’ha fatta».