Repubblica: “La Sicilia dei nuovi poveri”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sugli imprenditore siciliani in crisi.

Piccoli imprenditori della ristorazione e del turismo, commercianti e artigiani. Famiglie con un reddito medio che prima della pandemia riuscivano a tenere testa a tutte le spese e che adesso, invece, rischiano anche di perdere la casa. Soprattutto dopo la stangata del caro-energia che incide sui costi dell’abitazione. Il peso della nuova povertà in Sicilia si misura sul disagio abitativo. Sfratti, case all’asta e senza fissa dimora con numeri sempre in crescita. Si tratta complessivamente di almeno 50mila famiglie per le quali avere un tetto sulla testa non è più scontato. L’anno scorso, secondo i dati del Centro studi Sogeea, sono finiti all’asta nell’Isola 2.770 immobili, cioè un quinto del totale italiano, e quasi il 70 per cento di questi aveva un valore di vendita inferiore ai 100mila euro. Chi non è riuscito più a pagare le rate del mutuo della casa e ha accumulato debiti con le banche, senza estinguerli in tempo, se l’è vista soffiare sotto il naso.

La capitale delle case all’asta in Sicilia è Catania con 900 immobili, seguono Palermo con 484 e Agrigento con 354. «Parliamo di nuovi poveri — dice Giusi Milazzo, segretaria regionale del Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari, protagonista con Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Uniat e Unione inquilini di una mobilitazione nazionale per chiedere soluzioni al disagio abitativo — del ceto medio impoverito dal Covid, di famiglie che prima con un reddito Isee di 35mila euro vivevano serenamente e adesso si ritrovano sull’orlo del baratro. C’è chi ha perso il lavoro o porta avanti a fatica un’attività con il fatturato crollato dopo la pandemia.  Quest’anno la bomba sociale esploderà. Dopo il via libera agli sfratti alla fine dello scorso anno, presto arriverà un conto salatissimo da pagare».

Nei primi tre mesi del 2022 siamo già arrivati a quota 300 sfratti. Si potrebbe sfiorare la quota di 15mila entro la fine dell’anno. «Siamo soltanto all’inizio — dicono dal Sunia — Gli ufficiali giudiziari sono pochi e ingolfati dalle richieste di esecuzione che stanno arrivando». Fra il 2019 e il 2020 gli sfratti eseguiti nell’Isola sono stati quasi 1.800, ma nell’anno del lockdown sono stati bloccati. Almeno il 40 per cento delle famiglie, secondo un’indagine della società Nomisma, prevede di avere difficoltà a rispettare il pagamento del canone di affitto e già il 24 per cento negli ultimi dodici mesi ha accumulato ritardi nel pagamento.

«Considerando che l’affitto incide sul reddito familiare medio-basso fra il 35 e il 40 per cento e che il 25 per cento della popolazione siciliana è nella fascia di povertà relativa, queste previsioni sono terribili», dice Milazzo. Ieri Sunia, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Uniat e Unione inquilini hanno organizzato una manifestazione in piazza Stesicoro a Catania, dopodomani l’appuntamento è davanti alla prefettura di Palermo, in via Cavour. Si chiedono, fra le altre cose, incontri con le prefetture per istituire commissioni permanenti sul tema degli sfratti, un aumento dell’offerta abitativa con investimenti nell’edilizia popolare, il censimento degli immobili pubblici inutilizzati e più sostegno al costo degli affitti.

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Redazione Ilovepalermocalcio