La scommessa di Mirri: “Salviamo il Palermo ma facciamolo in fretta”

L’edizione odierna de “La Repubblica” approfondisce l’intervento di salvataggio del Palermo da parte della famiglia Mirri, con un invito a tutti gli altri imprenditori per contribuire a risollevare la società rosanero. Mirri, imprenditore palermitano ma anche tifoso rosanero, chiarisce: «Forse è meglio dire che in questa avventura si condensano le mie due anime. Sono un tifoso che corre al capezzale della squadra del cuore facendo il suo mestiere. Ecco perché mi hanno dato fastidio le voci che si sono scatenate sulla nostra offerta. Sembravamo quasi degli sciacalli. Ho letto che il Palermo guadagna ogni anno oltre due milioni dalla pubblicità. Non è vero e mi ha fatto male passare per quello che voleva approfittare del momento di difficoltà della squadra. Il Palermo incassa 236 mila euro più 400 mila in cambio merci. Noi abbiamo firmato un contratto di quattro anni anticipando 700 mila euro l’anno. Un salto nel buio, una scommessa perché nessuno ci dice se tra quattro anni il Palermo ci sarà ancora. Io naturalmente me lo auguro, ma il nostro è stato un azzardo anche perché ad oggi è un’operazione al buio. Abbiamo chiesto i conti ufficiali del Palermo, ma al momento non li abbiamo ancora ricevuti.
Rinaldo Sagramola deve fare la due diligence e non riesce a lavorare. Ho inviato una pec alla De Angeli e ancora aspetto. Si dice che i debiti possano essere di 40 milioni ma nessuno lo sa con certezza perché Zamparini non li ha mai forniti a nessuno. Io credo che però solo dal 24 gennaio scorso (quando l’ex patron è stato condannato agli arresti domiciliari) Zamparini abbia deciso di vendere. Giovedì, ho partecipato a una riunione a Milano negli uffici della Capitalink e da quel momento è iniziata questa corsa che però è appena iniziata. I soldi che abbiamo messo sono bastati per pagare gli stipendi, ma già il 16 marzo ci sono nuove scadenze e dobbiamo fare in fretta a vendere la società».
Mirri ha confermato il suo dialogo con diversi imprenditori, tra cui Preziosi: « Il tempo delle chiacchiere è finito. Servono soldi e servono entro una ventina di giorni. Ecco perché, accettando l’opzione per la vendita delle azioni sino al 15 marzo, ci siamo dichiarati disponibili ad ogni soluzione. Ci serve un principe rosanero e non importa se è italiano, russo, arabo o americano». L’imprenditore afferma di aver posto la propria motivazione sullo sfogo di Bellusci: «Mi ha dato la scossa e mi sono detto: è possibile che deve sempre venire qualcuno da fuori a dire a noi palermitani che non è il tempo di mettere la testa sotto la sabbia? Così ho deciso di fare la mia parte e adesso spero che tutti facciano la loro. Ho sentito che imprenditori aderenti a Sicindustria ha raccolto una somma. Fornirò loro l’Iban della società rosanero e sarebbe bello se tutti partecipassero alla salvezza di questa squadra. Tutti nessuno escluso, anche i tifosi. Ogni anno le mie figlie mi regalano una maglia a Natale. Quest’anno ho chiesto loro di non mettere il numero. L’altro giorno sono andato con il mio sacchetto in via Maqueda allo store e mi sono fatto mettere il numero 2 di Bellusci. Proprio le mie figlie e la mia famiglia sono le persone che vorrei coinvolgere emotivamente nella mia iniziativa. Un po’, e tutti mi scuseranno per il paragone, come ha fatto Libero Grassi che quando ha detto no al pizzo lo ha fatto con il supporto della sua famiglia. Domenica sera l’accordo sembrava fallito. Ho provato sulla mia pelle cosa deve significare fare una trattativa con Foschi al calcio mercato. È stato Guglielmo Miccichè a farci tornare al tavolo. Ero in pigiama. Mi sono cambiato, sono sceso da casa e così è iniziata la mia avventura in rosanero».